
Un anno ho trascorso nel carcere San Sebastiano di Sassari, e non posso certo dimenticarlo. Un anno passato dentro una cella grande 6 metri quadri. Un piccolo spazio, che dividevo con altri 7 detenuti. Indimenticabile, il cesso di quella cella. Nient’altro che un buco maleodorante nel pavimento. Un buco nascosto da un muretto alto 40 centimetri. Indimenticabile, l’umidità che usciva da quei muri vecchi di 200 anni. Un’umidità che ci spezzava le ossa. Indimenticabile, la puzza del carcere di Sassari. Una puzza di corpi trascurati o feriti, di cibo andato a male e di muffa. Indimenticabile, l’insonnia di notte nel carcere di Sassari.
Era difficile cercare di dormire su quelle vecchie brande arrugginite. Brande che al posto del materasso avevano una sottile gomma piuma. Era difficile dormire senza essere svegliati dalle urla dei detenuti. Urla di chi chiedeva, inutilmente, una medicina. O di chi chiedeva solo aiuto. Indimenticabili, le ore trascorse in quella cella. 22 ore al giorno, ovvero 8.030 ore in un anno. Lavoro e rieducazione sono parole senza senso nel carcere di Sassari. Non a caso, la porta della nostra cella si apriva solo per andare all’ora d’aria. Una volta la mattina e una il pomeriggio. Un anno così non si dimentica. Io, che da poco sono uscito dal carcere di Sassari, ho ancora gli incubi. Ricordo l’oscurità. Perché in quella cella non riuscivamo a distinguere il giorno dalla lotte. Tanto era poca la luce che entrava dalla finestra. Ricordo l’aria irrespirabile. Non solo per quella specie di bagno messo in bella vista, ma anche per la mancanza di un minimo di ricambio d’aria.
Ricordo i topi, gli scarafaggi e le formiche che invadevano quel nostro piccolo spazio. Ma non solo. Noi, 8 detenuti in una cella di soli 6 metri quadri, vivevamo ammucchiati. E dovevamo fare i turni per qualsiasi cosa. Per fumare una sigaretta, per andare in bagno e anche per muoverci. Così, per esempio, se tre di noi dovevano stare in piedi, gli altri cinque erano costretti a restare sulle brande.
Già 8 detenuti. 8 persone con storie e problemi diversi. Ora che ci penso, infondo, ero io tra loro il più fortunato. Uno era malato e stava sempre sdraiato. Lo vedevo soffrire, senza che lo curassero. Si chiamava Marco, è morto qualche mese fa. Un altro aveva problemi di mente. All’improvviso si metteva a urlare con la bava alla bocca o picchiava la testa contro le sbarre. Il suo volto era pieno di ferite, molte ancora aperte.
Altri erano tossicodipendenti, che avevano sostituito l’eroina con i tranquillanti che ti danno in carcere. Uno era extracomunitario. Voleva tornare a casa sua e per protesta spesso prendeva una lametta e si tagliava le braccia o la pancia. Vederlo sanguinare era terribile. Nel carcere di Sassari non c’è nulla che rispetti la dignità del detenuto. Neanche il cibo, che ci arrivava freddo e pieno di insetti dentro. Vedi, all’inizio non lo mangi, ma… ma dopo un po’ che stai lì, mangi anche quel cibo. Come non fai più caso al compagno che sanguina, a quello che urla o ai topi che ti girano intorno. Dopo un po’ nel carcere si Sassari, ti rimane talmente poco, che è facile attaccarsi una corda al collo.
Marcello, 46 anni
2 commenti:
L'emendamento del governo al ddl sicurezza mette a rischio badanti, studenti e turisti che si trattengono oltre i tre mesi
Carcere per la "permanenza illegale"
Berlusconi fa finta di ascoltare l'Europa
Frida Nacinovich
Un passo avanti, due indietro. L'Europa tira le orecchie all'Italia sull'immigrazione, il governo Berlusconi prende nota. Tutto qui. Infatti basta entrare nella giungla degli emendamenti al disegno di legge sulla sicurezza per rendersi conto che nulla è cambiato. Come pretendere di raddrizzare le gambe a un giocatore di calcio. Impossibile. L'ultima "perla" dice in sostanza così: se stai entrando clandestinamente in Italia paghi solo dei soldi, perché l'Europa ci ha appena spiegato che non si può mettere in prigione chi arriva su un barcone e quindi senza permesso di soggiorno. Ma se dopo qualche tempo vieni scoperto a giro per la penisola, dietro le sbarre ci finisci ugualmente. Quasi inutile dire cosa possa significare una legge del genere per chi nell'ex belpaese ci lavora da anni al nero e quindi senza possibilità di regolarizzarsi.
Mentre il governo al Senato si accinge con un emendamento a cancellare il reato di ingresso illegale nel territorio italiano, eliminando il carcere e introducendo una sanzione pecuniaria, ne presenta un altro che introduce il reato di permanenza clandestina con carcere fino a quattro anni in caso di mancato rispetto di un ordine di espulsione o allontanamento. Ma c'è di più, a rischiare saranno non solo gli extracomunitari senza lavoro o che hanno commesso un reato, ma anche le badanti con permesso di soggiorno scaduto o gli studenti stranieri e i turisti che si trattengono oltre i tre mesi previsti dalla legge. Un passo avanti e due indietro, come in un minuetto settecentesco.
La norma prevede che quando non sia stato possibile trattenere lo straniero presso un centro di identificazione, diventi effettiva l'espulsione entro cinque giorni. Di più: «Lo straniero che senza giustificato motivo permane illegalmente nel territorio dello Stato in violazione dell'ordine impartito dal questore è punito con la reclusione da uno a quattro anni se l'espulsione o il respingimento sono stati disposti per ingresso illegale nel territorio nazionale, ovvero per non aver richiesto il permesso di soggiorno o non aver dichiarato la propria presenza nel territorio dello Stato nel termine prescritto in assenza di cause di forza maggiore, ovvero per essere stato il permesso revocato o annullato». Le badanti sono avvertite. Potrebbe bastare, ancora non basta. «Si applica la pena della reclusione da sei mesi ad un anno se l'espulsione è stata disposta perché il permesso di soggiorno è scaduto da più di sessanta giorni e non ne è stato richiesto il rinnovo, ovvero se la richiesta del titolo di soggiorno è stata rifiutata». Ma anche, «se lo straniero si è trattenuto nel territorio dello Stato in violazione dell'articolo 1, comma 3, della legge 28 maggio 2007» e cioè quella che disciplina i soggiorni di breve durata degli stranieri per visite, affari, turismo e studio. In ogni caso, prosegue l'emendamento, «salvo che lo straniero si trova in stato di detenzione in carcere, si procede all'adozione di un nuovo provvedimento di espulsione con accompagnamento alla frontiera a mezzo della forza pubblica per violazione all'ordine di allontanamento adottato dal questore». Il carcere per chi permane illegalmente in Italia sale fino a cinque anni se lo straniero continua a permanere nello stato di clandestinità. L'emendamento del governo infine prevede che in questi casi si proceda con rito direttissimo e che l'arresto dell'autore del fatto sia obbligatorio.
Pugno di ferro in guanto di velluto? Peggio, perchè nel gioco dei rimandi legislativi resta inalterata la strategia d'azione del governo Berlusconi: stranieri, qui per voi non c'è posto. A meno che non vi adattiate ai lavori più umili, a quello che noi italiani non vogliamo più fare, senza sgarrare nemmeno di un millimetro. Se vi comportate così, qualche aggiustamento in corso d'opera lo possiamo trovare. Altrimenti per voi c'è la galera. Parafrasando Orwell, tutti gli uomini sono uguali ma gli indigeni sono più uguali degli altri.
Mi chiamo Luigi Peciccia nato a Lecce il 30/11/1969 e detenuto INGIUSTAMENTE dal 3 giugno 2008 c/o il carcere di Torino con la pena definitiva dell’ergastolo.
Con la presente, postata da parenti ed amici, invio un grido di AIUTO in quanto mi è stato riaperto il processo. Processo dove ero stato assolto per non aver commesso il fatto e scarcerato il 19/02/2002.
Processo vizioso sin dall’avviso di garanzia e successivo ordine di custodia cautelare emesso senza fornire nuove prove. Processo dove le accuse dei “collaboratori di giustizia” (uniche fonti di prova) non hanno trovato riscontro a partire dal non ritrovamento del cadavere.
Processo dove non ha retto il movente della Pubblica accusa, movente successivamente cambiato nell’appello Bis dopo l’assoluzione di II° grado, come è stato cambiato dai giudici tutto lo svolgimento del processo per avvalorare una fantomatica tesi accusatoria.
Processo dove sono stati calpestati tutti i diritti di prova presentati dagli avvocati e non accettate testimonianze a favore.
Processo imbastito su un fantomatico Teorema accusatorio messo in piedi dal P.M., che si è servito di collaboratori di giustizia non attendibili, come dimostrano altri procedimenti, e dico di più, uno di questi pentiti accusa in varie lettere sequestrate in carcere le scorrettezze processuali per incastrare, in altri processi, le persone. Tutto ciò facilmente certificabile.
Ora vi chiedo un tempestivo aiuto perché non è giusto che la mia vita sia distrutta per certi giochi di potere messi in atto da procure giustizialista che calpestano tutti i diritti della Costituzione non curanti della vita delle persone.
Faccio notare di aver avuto a che fare con la giustizia per errori di gioventù, errori scaturiti da uno stato di tossicodipendenza e da una società meridionale priva di diritti ma funzionale nei doveri. Da questi errori sono uscito a testa alta prodigandomi con impegno e responsabilità nel reinserimento sociale come possono anche testimoniare gli uffici dei servizi sociali della città di Bologna ed il mio allontanamento dalla città natale e da ogni tipo e forma di delinquenza.
Spero e prego in un vostro riscontro alla presente ed in un vostro intervento per la sensibilizzazione del mio caso e l’aiuto per ritornare padrone della mia sacrosanta LIBERTA’. Se ciò non avvenisse inizierò lo sciopero della fame ad oltranza e successivo sciopero della sete, non aspetterò passivamente la lenta morte che provoca l’ergastolo, ma la anticiperò.
Luigi Peciccia
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