(Tratto dal V Rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione in Italia)
Saranno plausibilmente almeno 20 mila in più le presenze in carcere se dovesse essere approvato il disegno di legge n. 623 recante "Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, e al codice di procedura penale, in materia di permessi premio e di misure alternative alla detenzione". Il ddl è stato presentato dai senatori Filippo Berselli e Alberto Balboni, entrambi del Popolo della libertà.
Il testo, qualora approvato, condurrebbe a un durissimo inasprimento del regime penitenziario, escludendo o rendendo estremamente meno accessibili gli attuali benefici di legge in caso di detenuti che mantengono una condotta tesa a cooperare con l’opera di reinserimento sociale. Il primo dei sei articoli in cui si divide il testo raddoppia da dieci a venti anni il periodo di pena che deve essere espiata da un condannato all’ergastolo che abbia tenuto condotta meritoria prima di poter accedere al permesso premio.
Viene alzata da settanta a settantacinque anni l’età per accedere per motivi di anzianità alla detenzione domiciliare. Si allungano i tempi per accedere alla semilibertà (vanno scontati almeno i due terzi della pena e in alcuni casi i tre quarti), del tutto inibita per gli ergastolani. Viene soppressa la liberazione anticipata, ossia la riduzione di 45 giorni a semestre prevista per chi ha regolare condotta in carcere.
Misura che oggi è alla base della gestione della vita interna alle carceri e che ha evitato da vent’anni le rivolte. L’insieme elle misure previste produrrà di fatto l’accantonamento della legge Gozzini del 1986 nonché una ondata di sovraffollamento incontenibile per l’attuale sistema penitenziario. Non è facile ipotizzare quale sia la sua portata effettiva. Ridurre la portata dell’affidamento in prova al servizio sociale, della semilibertà e della detenzione domiciliare significa togliere o ridimensionare la possibilità di accedervi a circa 15 mila persone.
Eliminare la Simeone-Saraceni significa rimandare in carcere decine di migliaia di persone. 1357 sono gli ergastolani a cui viene negata ogni possibilità di accesso alla semilibertà. La soppressione della liberazione anticipata è comunque la norma che determina il maggiore impatto sui numeri. Dei 22 mila condannati oggi più o meno due terzi ottengono lo sconto di 3 mesi l’anno. Con questa misura del ddl Berselli nel tempo la popolazione detenuta aumenterà di un quarto. Complessivamente si può sostenere che nel solo giro di un anno potrebbero essere 20 mila in più i detenuti raggiungendo la quota record di 75 mila.
9 commenti:
da ristretti.it
salviamo la legge Gozzini!
Guido Papalia (PG di Verona): la Gozzini serve alla Costituzione
"La legge Gozzini, e con essa la riforma carceraria del ‘75, hanno senz’altro migliorato le condizioni delle carceri". A sostenerlo è Guido Papalia - Procuratore Capo di Verona fino all’ormai prossimo passaggio di consegne all’attuale procuratore aggiunto Mario Giulio Schinaia - secondo cui la legge Gozzini "è risultata decisamente positiva per superare le grandi tensioni presenti nelle carceri fino a prima di essa, oltre ad avere consentito una migliore attuazione del principio contenuto nell’articolo 27 della Costituzione sulla funzione rieducativa della pena".
Continua Papalia: "le percentuali di inosservanza alle misure alternative sono precise e irrisorie. Solo lo 0,22% delle misure alternative non ha un effetto positivo. Modificare la legge significa rendere più difficile la possibilità di rieducare il detenuto, quando è dimostrato che l’impiego di misure alternative è efficace anche nell’abbassamento della recidiva".
negli Opg 1.348 internati… in condizioni terribili
Apcom, 17 luglio 2008
Negli ospedali psichiatrici giudiziari in Italia sono internate 1.348 persone, tra cui 98 donne, tutte a Castiglione delle Stiviere. È l’ultimo censimento diffuso ieri dall’Associazione Antigone che ha presentato a Roma "In galera", il V rapporto sulle condizioni di detenzione in Italia. Ribattezzati dal 1975 "Ospedali Psichiatrici Giudiziari", ma ben noti fin dalla fine dell’800 come "Manicomi Criminali", sono gli istituti dove scontano la relativa misura di sicurezza le persone prosciolte per infermità psichica e socialmente pericolose è la misura di sicurezza. Il 65,1% degli internati in misura di sicurezza negli Opg italiani ha commesso un reato contro la persona, il 15,4 contro il patrimonio, il 4,9% contro la libertà sessuale, il 14% altro.
Gli ospedali psichiatrici giudiziari sono 6 in Italia: Aversa, 164 posti di capienza per 321 uomini internati, Barcellona Pozzo di Gotto, 216 posti per 250 uomini internati, Castiglione delle Stiviere, 193 posti per 237 internati, 139 uomini e 98 donne, Napoli 150 posti per 76 internati uomini, Montelupo Fiorentino 100 posti per 184 internati uomini, Reggio Emilia 132 posati per 280 internati, tutti uomini.
Ma oltre ai numeri l’associazione denuncia le condizioni di vita negli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, dove sopravvivono ancora i letti di contenzione e le camere di coercizione. "Condizioni di vita troppo dure, diversi casi di detenzione ingiustificata, eccessivo uso di letti di contenzione, strutture in alcuni casi sovraffollate e sporche", questo il quadro degli Opg tracciato dal rapporto. In tutti gli ospedali psichiatrici giudiziari italiani sono presenti una o più sale di coercizione, con letti con cinghie di cuoio e - a volte - un buco al centro per i bisogni fisici.
"Il dato è preoccupante in sé perché l’uso della coercizione è di per sé una pratica violenta che costringe un soggetto con disagio mentale a essere legato al letto per un periodo di tempo indefinito", denuncia l’Associazione, preoccupata anche per l’assenza di dati relativi ai tempi medi della coercizione.
"Di certo - sottolinea il rapporto - non mancano casi di internati costretti al letto di coercizione sino a 14 giorni di seguito". Ma il problema è che non esiste un protocollo unico di intervento, né un registro apposito che consenta di monitorare l’uso che viene fatto dalla pratica della coercizione, né è possibile stabile in che misura abbia una efficacia terapeutica e in quale sia invece uno strumento di mero contenimento fisico.
In media almeno un internato su sei ha conosciuto l’esperienza, terribile, della coercizione, ma è "un dato sottostimato", dove non risultano, perché non disponibili, i dati relativi a Napoli e ad Aversa. Pertanto - conclude il rapporto - esclusi questi ultimi due istituti, risultano 195 i soggetti coerciti: 84 a Reggio Emilia 84, 47 a Castiglione 47, 32 a Barcellona e a Montelupo. Complessivamente si contano 515 episodi di coercizione: 188 a Castiglione, 123 a Reggio Emilia, 84 a Barcellona, 69 a Montelupo, 51 ad Aversa, 50 a Napoli 50.
Questi i confini di quella che però risulta ancora una "zona grigia", "che andrebbe indagata con maggiore attenzione". E in questo capitolo l’Associazione Antigone apre anche un paragrafo preoccupante sui suicidi nell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Aversa. Nel 2004 si sono registrati infatti 2 suicidi (1 ad Aversa, l’altro a Reggio Emilia), ma nel periodo che va dal settembre 2006 al marzo 2008 nel solo ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa ci sono stati 6 suicidi ed un tentativo di suicidio.
"Non è un caso - sottolinea il rapporto - se pensiamo che la struttura di Aversa è arrivata ad ospitare un numero di internati pari al doppio della sua capienza". Un altro episodio che Antigone vuole ricordare riguarda l’Opg di Montelupo Fiorentino: il 22 maggio 2007, Maurizio Sinatti, 42 anni, viene ucciso dal compagno di stanza. La vittima era stata internata da pochi mesi, dopo aver scontato una pena per alcuni furti. Secondo alcune testimonianze tra la vittima e il suo compagno di stanza si erano già verificati degli screzi.
Giustizia: mille detenuti in più al mese, aumento insostenibile
Panorama, 17 luglio 2008
Le carceri italiane stanno scoppiando. A due anni dall’indulto, è ancora allarme. A lanciarlo è l’associazione Antigone che denuncia una situazione al limite della vivibilità dove aumentano i suicidi e i tentativi di suicidio. Anche tra i minori.
"Da gennaio a giugno di quest’anno sono state quasi seimila le persone condotte in carcere con una media di mille detenuti al mese" spiega Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, associazione che si occupa dei diritti dei detenuti. Al momento all’interno delle strutture carcerarie italiane sono presenti 54.605 detenuti, con 11.715 unità in più rispetto alla regolare capienza di 42.890 posti letto. "Al 31 dicembre scorso la popolazione carceraria era di 48.693, un numero in costante crescita dal luglio 2006 data del provvedimento dell’indulto" precisa Gonnella "ma solamente in poche settimane il numero dei detenuti ha superato le 54 mila presenze".
Dall’inizio dell’anno a giugno 2008 ci sono stati già ventitré suicidi e trenta detenuti morti per cause naturali. Secondo i dati sui decessi e gli atti di autolesionismo resi noti dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, in carcere ci si ammazza più o meno diciotto volte di più che all’esterno. Una statistica condotta sul numero dei detenuti mediamente presenti tutto l’anno. I suicidi che si sono verificati nel 2007 hanno interessato lo 0,10 per cento della popolazione carceraria. Di questi 43 sono stati uomini (27 italiani, 16 stranieri) e due donne italiane (0,22 per cento tra quelle detenute). "La maggior parte degli atti auto-soppressivi si è registrato tra gli imputati visto, da un lato, l’alto numero di suicidi che si hanno al momento sconfortante dell’ingresso in carcere" prosegue Gonnella "ma anche dall’altro, il maggior numero di imputati che si registra a seguito dell’indulto, che li ha interessati più marginalmente". I tentativi di suicidio sono stati in totale 619, di cui 571 uomini (287 italiani e 284 stranieri). Tra le donne, invece, 22 erano di nazionalità italiana e 17 straniere. La percentuale degli atti di autolesionismo nel 2007 è stata altissima interessando l’8,14 per cento dei detenuti ovvero 3.687 persone. Il dato più preoccupante riguarda i minori.
Poche settimane fa al Ferrante Aporti di Torino un ragazzo di sedici anni si è tolto la vita. Sempre nel carcere minorile torinese i primi di aprile altri due quindicenni, a distanza di poche ore l’uno dall’altro, hanno tentato di uccidersi ma sono stati salvati all’intervento delle guardie carcerarie. Il primo si chiama Rachid, ha utilizzato le lenzuola del proprio letto come cappio. L’altro, Karim si è tagliato le vene utilizzando i cocci di una bottiglia di vetro.
"L’incremento dei casi di suicidio o dei tentativi è dovuto in parte anche ad una carente struttura carceraria parallela ovvero, quella costituita dagli assistenti, psicologi e parroci" spiega l’avvocato Renato Borzone, segretario dell’Unione Camere Penali Italiane. "Loro potrebbero essere un supporto importante, se non fondamentale, per chi è psicologicamente più fragile e non riesce a sopportare il regime carcerario".
Poi Borzone prosegue: "Abrogare la legge Gozzini invece di affrontare l’emergenza sovraffollamento significa puntare ad un sistema disumano che potrebbe riportarci indietro negli anni". Anche Franco Corleone, Garante dei diritti dei detenuti del comune di Firenze, ribadisce l’importanza dei mediatori culturali per cercare arginare i tentativi di suicidio: "Stiamo rischiando di passare dal codice Rocco, un codice su base etica, ad un codice su base etnica"dove chi compie i reati viene "trattato in maniera diversa a seconda della propria provenienza" spiega e prende ad esempio il carcere di Sollicciano dove il 60 per cento dei detenuti è straniero e la maggior parte di loro si trova in carcere per violazioni amministrative (legge Bossi-Fini) o per droga.
Cagliari: Caligaris (Ps); Comune nomini Garante dei detenuti
Agi, 17 luglio 2008
L’amministrazione comunale di Cagliari, al pari di quelle di Nuoro e Sassari, deve dotarsi di una figura istituzionale in grado di salvaguardare i diritti dei detenuti. È quanto sostiene in una lettera al sindaco Emilio Floris il consigliere regionale socialista Maria Grazia Caligaris (Ps). "Una delle questioni più delicate all’attenzione dell’opinione pubblica e in particolare dei cittadini di Cagliari riguarda - afferma Caligaris che è anche componente della Commissione Diritti Civili del Consiglio ragionale - la condizione di vita dei detenuti.
Il rapporto che la città ha instaurato con la struttura di Buoncammino e la presenza del carcere nel tessuto urbano hanno reso l’Istituto Penitenziario un luogo "familiare" e i detenuti parte integrante del tessuto sociale. Questo positivo rapporto tra cittadini liberi e ristretti, al di là dei numeri - nel carcere di Buoncammino ci sono attualmente 455 detenuti di cui 18 donne e 217 agenti di polizia penitenziaria oltre a medici, infermieri, operatori culturali e volontari impegnati quotidianamente - comporta - sottolinea il consigliere socialista - un’assunzione di responsabilità da parte dell’amministrazione civica".
Cagliari: invalido agli arresti domiciliari chiede più assistenza
La Nuova Sardegna, 21 luglio 2008
Dagli arresti domiciliari in cui si trova da qualche tempo, Evilino Loi, ha scritto al sindaco del paese, Paolo Casu, "chiedendo con la massima urgenza un piano d’aiuto". Il presidente dimissionario dell’Associazione nazionale detenuti non violenti espone il suo caso: "Sono invalido al 75% e ho necessità di comprare delle medicine escluse dalla fascia gratuita.
Mi ritrovo con le gambe messe male a causa della lunga sedentarietà carceraria. Vivo con mio fratello, invalido al 100%. Ho dovuto aiutarlo in questi due mesi in cui abbiamo vissuto insieme. Ha avuto due ricoveri urgenti e solo la tempestività del 118 e dei medici gli ha salvato la vita. E anche per questo ringrazio il giudice della Corte d’appello di Cagliari, che mi hanno concesso i domiciliari, anche se mi restano da scontare pochissimi mesi".
Loi se la prende con chi "nonostante due invalidi in casa non ha dato il ben che minimo sostegno, a parte che non ho ancora visto degli assistenti sociali; eppure tutti dovrebbero conoscere la mia condizione d’indigenza". Poi conclude, nella lettera al sindaco: "Il vostro silenzio è incredibile. Ho diritto a essere assistito e curato, così come sancito dalla Costituzione".
Nuoro: il Garante dei detenuti denuncia problemi del carcere
Ansa, 21 luglio 2008
Le precarie condizioni dei detenuti del carcere Badu ‘e Carros sono state denunciate dal garante e dalla Cisl. Il Garante comunale dei detenuti Carlo Murgia, condividendo l’allarme lanciato dalla Cisl, denuncia i problemi del carcere di Badu ‘e Carros parlando di "precaria e per certi aspetti grave, condizione". Oltre alla cronica carenza del personale, in un appello pubblico sottolinea quelle del settore rieducativi e in particolare dell’assistenza medica per il mancato trasferimento al Servizio Sanitario Nazionale, di funzioni, rapporti di lavoro, risorse finanziarie, attrezzature e beni strumentali. "Ma il punto di massima debolezza - scrive Murgia - è la mancata nomina di un direttore stabile al fine di dare indirizzo e continuità alle riforme che in questa Casa Circondariale, mi sembra di capire, si ha in animo di fare".
Il triangolo marrone
Oristano, 23 luglio 2008
Sono cittadini del mondo, residenti nel comune di Terralba, i loro figli, sono compagni di scuola dei figli di altri cittadini italiani. Ma non devono avere una casa perché sono “rom”: genericamente “zingari” nella rozza semplificazione di coloro cui "basta la parola", possibilmente una parola facile e conclusiva che esoneri dal pensare e induca ad agire con brutalità. Comunque si intenda la parola “razzista” qui dev'essere impiegata nella forma più evidente e ripugnante. Nessuno ha qualcosa da obbiettare a ciò che a questi cittadini fanno. Il loro torto sta in ciò che sono, nella loro discendenza. Il problema della comunità rom di Terralba alimenta in sé comunque, preoccupazione. Ma la singolarità di questo caso sta solo nel suo carattere estremo, nel suo dichiarare apertamente la verità di moltissime altre situazioni più mascherabili. Possono esistere ed esistono difficoltà di convivenza con persone di abitudini e culture differenti. Ma quando sono coinvolti "altri" (extracomunitario, rom, rumeno, mussulmano), allora le difficoltà non sono da superare, ma da innalzare a sistema duraturo e immodificabile. Si accusano “gli altri” di insidiare la propria identità, la propria sicurezza, e così si crede di avere nemici. Esistono paure tanto forti da trasformarsi in ossessioni ed esistono “untori” che introducono queste paure creando fantasmi, spettri e simulacri; falsità alle quali progressivamente si cede e si soccombe. La spontanea, comprensibile curiosità per chi è diverso percorre una serie infinita di piccoli spostamenti e si trasforma in perplessità, diffidenza, inquietudine, preoccupazione, paura, ostilità…. Una catena di minime trasformazioni, partita da uno sguardo curioso, diventa dopo tanti insensibili passaggi, una ripugnanza all'idea che altri esseri umani vivano come credono, per la semplice ragione che sono, per l'appunto diversi. L'ebreo vicino di casa, attraverso progressivi spostamenti e adattamenti, si ritrova infine dove nessuno (quasi nessuno) all'inizio pensava; ad Auschwitz, Mauthausen, Dachau, con una stella gialla. Che per esigenza di chiarezza e d'ordine lo distingue da altri candidati allo sterminio: ad esempio dagli zingari, ordinatamente identificabili nel lager da un triangolo marrore.
A cura del circolo PRC “Alta Marmilla”
La terza edizione del festival “Pensieri e Parole: dal libro al film” si svolgerà tra l’isola dell’Asinara e Alghero a partire dal 26 luglio. Proiezioni, incontri con autori e critici cinematografici, concerti e spettacoli, animeranno fino al 3 agosto la cittadina sardo-catalana e l’affascinante isola un tempo sede del carcere e ora parco nazionale.
Alcune fra le più importanti pellicole della stagione tratte da opere letterarie - Gomorra di Matteo Garrone dal libro di Roberto Saviano, Caos calmo di Antonello Grimaldi dal romanzo di Sandro Veronesi, Sonetaula di Salvatore Mereu dal romanzo di Giuseppe Fiori, Lupo Mannaro di Antonio Tibaldi dal libro di Carlo Lucarelli - presentate da Lella Costa, madrina del festival, affiancheranno proiezioni e dibattiti sui temi della detenzione e dei diritti nel suggestivo ex supercarcere di Fornelli, con una prima nazionale: Die dünnen Mädchen (le ragazze esili) di Maria Teresa Camoglio. Il critico Antonello Catacchio terrà in collaborazione con Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione e giornalismo dell’Università di Sassari un seminario dal titolo Quando pensieri e parole sono dei registi: il cinema riflette su se stesso.
Completano il programma lo spettacolo L’asino albino, che Andrea Cosentino ha ambientato proprio nell’isola dell’Asinara, e Le canzoni del supercarcere, un repertorio di brani musicali sul tema della carcerazione, a cura di Daniela Cossiga. Il festival, diretto da Antonello Grimaldi e Sante Maurizi, costituisce la terza tappa del circuito Le isole del Cinema, che coinvolge anche Tavolara, La Maddalena e San Pietro, altre “piccole isole” della Sardegna
www.festivalasinara.it
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ISOLA DELL’ASINARA E ALGHERO > LUGLIO / AGOSTO 2008
NUOVO CARCERE PARADISO
film nel supercarcere dell’Asinara (Fornelli)
SABATO 26 LUGLIO
ore 21 > Die dünnen Mädchen (le ragazze esili)
di Maria T. Camoglio (prima nazionale)
DOMENICA 27 LUGLIO
ore 19 > Pena, diritti e garanzie
dibattito sui temi della giustizia e della cittadinanza
Stefano Anastasia
Presidente onorario Antigone
don Ettore Cannavera
Responsabile conferenza regionale volontariato Giustizia
don Andrea La Regina
Responsabile ufficio solidarietà sociale Caritas italiana
Gianni Manca
Responsabile regionale Amnesty International
Franco Uda
Responsabile nazionale carcere e giustizia Arci
In collaborazione con l’associazione Luigi Pintor e il manifesto
ore 21 > Fine pena mai
di Davide Barletti e Lorenzo Conte
CERTE NOTTI
film e libri ad Alghero (piazza Pino Piras)
GIOVEDÌ 31 LUGLIO
ore 10 > Quando pensieri e parole sono dei registi
seminario a cura di Antonello Catacchio
ore 19 > Presentazione del libro Tragedia all’italiana
di Alan O’Leary (Angelica ed.). L’autore a colloquio con Armando Spataro, Procuratore aggiunto della Repubblica, Milano
ore 21 > Sonetaula
di Salvatore Mereu, dal romanzo di Giuseppe Fiori
VENERDÌ 1 AGOSTO
ore 10 > Quando pensieri e parole sono dei registi
seminario a cura di Antonello Catacchio
ore 19 > Presentazione del libro Le cento e una sera
di Irene Bignardi (Marsilio ed.)
L’autrice a colloquio con Antonello Catacchio
ore 21 > Gomorra
di Matteo Garrone, dal libro di Roberto Saviano presentato da Massimo Onofri
CERTE NOTTI
film e libri all’Asinara (Fornelli)
SABATO 2 AGOSTO
ore 20 > Le canzoni del supercarcere
con Daniela Cossiga, Salvatore Delogu
Fabio Manconi, Simone Sassu
ore 21 > Caos calmo
di Antonello Grimaldi, dal romanzo di Sandro Veronesi
DOMENICA 3 AGOSTO
ore 19 > Andrea Cosentino in L’asino albino
ore 21 > Lupo Mannaro
di Antonio Tibaldi dal libro di Carlo Lucarelli. Letture di Lella Costa
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ASINARA
Imbarchi da Stintino, Tanca Manna dalle ore 18.00, al costo di € 10,00. È necessario prenotare tel +39 349 4910755
ALGHERO
Ad Alghero la manifestazione si terrà in piazza Pino Piras.
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SEGRETERIA ORGANIZZATIVA organizzazione@festivalasinara.it
UFFICIO STAMPA stampa@festivalasinara.it
INFORMAZIONI info@festivalasinara.it
PRENOTAZIONI tel +39 349 4910755
Sassari: detenuto vince premio "Scafi" per la drammaturgia
La Nuova Sardegna, 26 luglio 2008
Detenuti scrittori con il senso dell’ironia. Grazie alla capacità di far ridere raccontando una storia di scelte difficili, dodici detenuti di San Sebastiano hanno vinto il premio "Annalisa Scafi" per la drammaturgia, nell’ambito del progetto speciale per il sostegno alla scrittura penitenziaria. Il prestigioso riconoscimento è stato ufficializzato la settimana scorsa a Roma, all’interno del Festival "I solisti del teatro".
E proprio nello scenario della capitale, la compagnia "Piera degli Esposti-Teatro 91" ha messo in scena l’opera tratta dal racconto dei detenuti sassaresi, "Il ragazzo e la sua betoniera, ovvero meglio la grammatica che la pratica". La storia racconta di Giuseppe, mandato a lavorare in un cantiere edile da un padre abbrutito dalla fatica e di poche parole. Giuseppe scappa dal lavoro, ma dopo notti insonni sceglie di abbandonare la strada del fannullone per tornare a scuola.
Una storia a lieto fine, condita con molta ironia ed espressioni del sardo dialettale, che si è aggiudicata il premio tra 142 concorrenti. "Il lavoro è nato da un progetto realizzato con la psicologa del carcere, e il risultato raggiunto è la conferma della qualità del percorso di inclusione scelto in questi ultimi anni - ha commentato Maria Paola Soru, educatrice -.
L’anno scorso i detenuti di Sassari hanno vinto il premio letterario "Luna nuova", organizzato da Casa Serena: un’altra conferma delle cose buone che si riescono a esprimere nel mondo carcerario".
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