venerdì 4 aprile 2008

Lettere: detenuti da varie carceri scrivono a Riccardo Arena


Lettere: detenuti da varie carceri scrivono a Riccardo Arena


www.radiocarcere.com, 3 aprile 2008



Vincenzo, dal carcere di Piacenza

Carissimo Riccardo, ho 36 anni e mi trovo detenuto nella sezione protetta del carcere di Piacenza. Forse saprai che nelle sezioni protette ci sono violentatori, pedofili ma anche persone normali che però devono essere tutelati dagli altri detenuti per ragioni di giustizia. Ed è questo il mio caso. Il fatto è che nelle sezioni protette noi detenuti, per diversi motivi, veniamo trattati male. Così per esempio le guardie, quando vengono a fare la conta, ci provocano in continuazione e se uno risponde viene insultato.

Spesso la notte ci lasciano la luce accesa, ancora più spesso non ci portano i farmaci. È brutto vivere così e non è giusto. Anche parlare con l’educatore diventa un’impresa. Considera che qui c’è un educatore per 300 detenuti e chi sta nella sezione protetta non ha di certo la precedenza! Appena potrò ti racconterò meglio le nostre condizioni di vita. Grazie per aver preso in considerazione la mia lettera, anche se arriva da un detenuto che sta in una sezione protetta.


Maria, dal carcere Rebibbia di Roma

Ciao Riccardo, sono una detenuta del carcere Rebibbia di Roma che sta in cella con il proprio bambino, come tante altre detenute mamme. Mio figlio ha quasi 3 anni e vive in carcere con me da sei mesi. L’inverno è stato terribile. Il freddo della cella, l’umidità. L’impossibilità di non far capire a mio figlio che stava in carcere con me.

L’altro giorno a Roma era una bella giornata. E il sole splendeva anche nel cortiletto del carcere di Rebibbia. Cortiletto dove il mio bambino fa l’ora d’aria. Me lo guardavo, mentre un raggio di sole gli illuminava il viso. È durato pochi minuti. Poi il sole è sparito dietro le alte mura del carcere. A quel punto, mio figlio è corso da me. Ha pianto, come se avesse capito di essere detenuto. Detenuto senza colpa. Questo ti volevo raccontare, aspettando che anche a Roma, come a Milano, realizzino una casa per le mamme detenute con i bambini. Su questa pagina l’on. Manconi lo aveva promesso, ma non lo hanno ancora fatto. Grazie per quello che fai.


Antonio, dal carcere di Velletri

Ciao Riccardo, ho 50 anni e sono detenuto dal novembre del 2006 nel carcere di Velletri per un fatto che risale al 1992. Devo scontare una pena di 8 anni. Ascoltando e leggendo Radio Carcere ho scoperto che non solo l’unico che finisce di scontare la pena dopo decenni dalla commissione del reato. Non sono l’unico finito in carcere, dopo 14 anni, mentre negli anni si era rifatto una vita. Avevo una compagna, un lavoro onesto. Con il carcere, arrivato 14 anni dopo il reato, io ho perso tutto. 14 anni impiegati per farmi il processo di primo grado, l’appello e il giudizio finale della cassazione. 14 anni. Ora non mi rimane che attendere in carcere il momento in cui potrò chiedere le misura alternative. E allora vedremo.

Nel frattempo mi fa piacere anche a me intervenire sul tema, che giustamente poni ovvero quello della Giustizia. Io credo che siano ormai maturi i tempi per una separazione delle carriere. Come credo che sia giusto pensare a una forma di responsabilità dei magistrati che hanno fatto un errore. Ma è sulla pena, o sulla tanto declamata certezza della pena, che gli interventi sono più urgenti. Sarebbe necessario eliminare le differenze di pene che, per lo stesso reato, vengono applicate nei vari tribunali d’Italia.

Come sarebbe necessario ripensare alcune pene. Trovo inaccettabile che chi ruba in un supermercato per fame, e magari è recidivo, si prenda una pena superiore a chi ha sottratto milioni a una società. Inoltre, se il fine della pena è anche il recupero di una persona, sarebbe il caso di prevedere la possibilità di rivalutare una pena quando questa colpisce il condannato dopo anni e anni dal reato. In questi casi forse, l’applicazione di una misura alternativa sarebbe più giusta. Non voglio dilungarmi troppo, anche se tante sarebbero le cose da scrivere. Vi continuerò ad ascoltare. Un sincero saluto.


5 commenti:

Anonimo ha detto...

897

Anonimo ha detto...

E' ora di finirla,
Ora mi sono proprio stancato di collegarmi su questo Post solo per cancellare commenti fasulli che contengono link collegati a virus, non so chi sia a inserire questi virus, spero che sia l'ultima volta che capita una cosa del genere.

Se qualcuno ha opinioni o posizioni differenti dalle nostre in materia di giustizia e esecuzione penale e diritti delle persone detenute, può tranquillamente scriverci, inserire liberamente commenti, anche anonimi, saremo lieti di leggere opinioni differenti dalle nostre e pubblicarle, vorremmo evitare di togliere la possibilità di commentare liberamente per colpa di una sola persona.

un Saluto a tutti e tutte.

Roberto Loddo

Anonimo ha detto...

Lettere: detenuti da varie carceri scrivono a Riccardo Arena…

www.radiocarcere.com, 11 aprile 2008



Antonio e Claudio, dal carcere di Piacenza

Caro Riccardo, ti scriviamo per informarti di quanto è successo qui nel carcere di Piacenza qualche giorno fa. Devi sapere che nel cortile dove facciamo l’ora d’aria siamo sorvegliati con delle telecamere. L’altro giorno mentre eravamo in cortile due ragazzi giovani, di circa 20 anni, giocavano con una giacca. Finché ad un certo punto questa giacca è finita sopra la telecamera. A quel punto uno dei ragazzi ha preso la giacca per la manica e si è portato giù anche la telecamera.

Ovviamente sono arrivati gli agenti. All’inizio nessuno sapeva nulla, ma dopo un ragazzo ha raccontato come sono andate le cose. Morale è scattata la denuncia e in più hanno messo quel ragazzo in isolamento per 15 giorni. Come se non bastasse però hanno punito tutti noi che stavamo all’ora d’aria, facendoci un rapporto disciplinare. Noi ora abbiamo impugnato quel rapporto disciplinare, anche perché non ci sembra giusto perdere la liberazione anticipata per qualcosa che non abbiamo fatto. È questo un fatto che ci crea non poche preoccupazioni. Anche perché in questo modo uno non solo deve stare attento a se stesso, ma deve anche sperare di non capitare in cortile quando succede qualcosa di sbagliato. Che dobbiamo fare, rimanere in cella per tutto il giorno? Ti mandiamo un caloroso saluto, sperando di scriverti ancora, magari cose positive.



Vincenzo, dal carcere di Cuneo

Ciao Carissimo amico Riccardo, Ti invio queste mie poche righe per farti sapere la mia vita qui nel carcere di Cuneo e quella di altri miei compagni rinchiusi in questo vecchio carcere. Devi sapere che per il regime carcerario a cui sono sottoposto, io in cella non posso tenere nulla. E tutto mi è vietato. Anche il semplice sopravitto non lo posso avere e sono costretto a mangiare il cibo dell’amministrazione penitenziaria. Cibo che come sai è pessimo e che mi crea ogni giorno dolori allo stomaco. Ti dicevo che il carcere di Cuneo è vecchio e non è a norma. Viviamo circondati dall’umidità che fa cadere a pezzi i muri delle nostre celle. La situazione qui nel carcere di Cuneo è davvero grave e qualche deputato dovrebbe venire a vedere come viviamo. Per quanto riguarda il diritto alla salute qui mancano le visite specialistiche. Non c’è dentista, otorino o oculista, ovvero quei medici che sono necessari in carcere. Io vorrei essere trasferito, anche perché la struttura di questo carcere non si adatta alle mie condizioni fisiche. Ma ad ogni mia richiesta hanno sempre risposto con un: "adesso non è possibile". Infine volevo dirti che qui anche il rapporto con gli agenti non è facile. Io per esempio, nel mese di gennaio, ho ricevuto diciamo così… un trattamento particolare da un agente… che mi ha anche denunciato. Ora ti saluto, e ti ringrazio a nome di tutti noi detenuto a Cuneo, per quello che fai per noi ogni martedì, che quando parli sembra che ci conosci da sempre! Con amicizia.



Fabio, dal carcere di Sassari

Cara Radio Carcere, mi chiamo Fabio e sono detenuto da 2 mesi nel vecchio carcere di Sassari. Un carcere non solo vecchio ma anche famoso, a causa dei pestaggi che ci sono stati qui nel 2000 e che per molti detenuti sono ancora una ferita aperta. Il carcere di Sassari è un struttura fatiscente e antichissima, che non vorrei sbagliare ma risale a circa 200 anni fa. Le condizioni di noi detenuti sono al limite. Ti dico solo che nella mia cella, grande 6 metri quadri, siamo in 5 detenuti. La mattina quando ci alziamo dobbiamo fare la fila per andare in bagno. Per poter fumare una sigaretta dobbiamo fare i turni, perché altrimenti la piccola cella si riempirebbe di fumo. Inoltre non possiamo stare tutti e 5 in piedi contemporaneamente. Il piccolo spazio della cella non ce lo consente. Inoltre nel carcere di Sassari regna sovrana la burocrazia. Si devono fare domandine per tutto e per qualsiasi necessità. Lo spreco di tempo è pari solo allo spreco di carta per fare le domandine. Eppure di cose da fare ce ne sarebbero tante. Non ultima quella di migliorare l’attività degli educatori o diminuire la burocrazia in carcere. Spero che ti arrivi questa mia lettera, anche perché la posta qui a Sassari è per noi detenuti un altro problema. Pensa che attendo da 10 giorni notizie dei miei familiari, di cui non so più nulla e la cosa mi sembra strana.

Anonimo ha detto...

Giustizia: Osapp; tra un anno avremo carceri da Terzo Mondo



Dire, 11 aprile 2008



"Tra non molto la legge marziale sostituirà nei fatti l’attuale Ordinamento Penitenziario". A lanciare l’allarme è Leo Beneduci, segretario generale dell’Organizzazione sindacale autonoma di Polizia penitenziaria.

"A metà aprile - spiega - i detenuti sono oramai arrivati a quota 52.000, a fronte di una capienza complessiva regolamentare di 43.288. Con gli attuali ritmi di crescita, fra 12 mesi, i detenuti aumenteranno fino a 65.000 unità, oltre la quota tollerabile". E la capacità di accoglimento delle attuali strutture, aggiunge Beneduci, "anche a seguito dei lavori di rifacimento programmati nei prossimi 2 anni, non consente un’ espansione oltre il numero massimo di 46.705 posti letto: questa l’attuale realtà del pianeta carcere in Italia".

Di fronte questo "quadro funesto", continua Beneduci, diventa più che attuale l’ipotesi che per il ricevimento di nuovi detenuti debba farsi ricorso al "reperimento di strutture inutilizzate come vecchie caserme o immobili dimessi". Mentre, "per la loro custodia, viste le attuali condizioni della Polizia Penitenziaria", prosegue il segretario Osapp, si dovrà "provvedere mediante l’utilizzo di altre forze di Polizia, Arma dei Carabinieri, Polizia di Stato o Guardia di Finanza, o, addirittura, come più probabile, dell’Esercito".

Saremo, conclude Beneduci, "un Paese ridotto all’osso, come un Paese del Terzo Mondo, con l’Esercito a guardia delle porte degli Istituti penitenziari e, appunto, la legge marziale in sostituzione dell’attuale Ordinamento Penitenziario".

Anonimo ha detto...

Giustizia: ergastolo è incivile, "grazia" dopo 24 anni di carcere

di Francesco Antille



www.noergastolo.it, 11 aprile 2008



La campagna elettorale volge al termine. Nessuna delle parti in causa ha fatto cenno allo scomodo argomento dell’abolizione dell’ergastolo. Strano, ma vero. Il computo delle schede prevale su quello delle vite. Eppure la Commissione Pisapia, prima della caduta del governo, aveva suggerito l’abrogazione di questa inciviltà giuridica. Anche il Brasile ci impartisce lezioni stabilendo che l’estradizione di Cesare Battisti è vincolata all’applicabilità di una pena temporanea poiché in quel Paese non esiste l’ergastolo.

Non si trovano parole bastevoli per commentare il silenzio. Tuttavia c’è ancora una soluzione che ci permettiamo di indicare. La nostra Costituzione attribuisce al Presidente della Repubblica la potestà esclusiva di concedere la grazia (anche d’ufficio) o di commutare le pene. Il Ministro Guardasigilli dovrebbe solo garantire la formalità dell’iter (d’intesa con il Capo dello Stato) .

Se Giorgio Napolitano volesse veramente lasciare il segno, se volesse affermare l’autonomia della Presidenza della Repubblica rispetto alle logiche dei partiti, se volesse imprimere una svolta in materia di giustizia affermandone i principi a discapito di malumori ed obiezioni, se volesse sfidare l’inciviltà con la civiltà, se volesse diventare non già il notaio di altrui decisioni ma il simbolo di un ordinamento dinamico e attento alle istanze di libertà e di garanzia, potrebbe - in attesa che le Camere si insedino e che le Commissioni tecniche e parlamentari decidano la definitiva soppressione della norma sull’ergastolo e in ottemperanza alle richieste provenienti dal mondo carcerario, dalle istituzioni internazionali, da larga parte dell’intellettualità italiana decidere d’ufficio la concessione della grazia in favore di tutti i detenuti che hanno scontato ventiquattro anni di reclusione.

Ciò comporterebbe: a) l’esercizio legittimo e costituzionale di una prerogativa presidenziale; b) l’anticipazione di un tema socio-giuridico di eccezionale rilievo; c) la proposizione della "questione giustizia" al centro del dibattito culturale e politico del Paese con una ventata di libertà e di rispetto dei diritti inviolabili dell’uomo; d) l’effettuazione di un gesto umanitario, anticipatorio delle prossime e auspicabili decisioni parlamentari senza che ciò possa risolversi in una limitazione o compressione dei diritti delle Camere.

Don Ettore Cannavera, riflessioni da "La Collina"

L'Associazione 5 Novembre, ha intervistato Don Ettore Cannavera, fondatore della comunità di accoglienza "La Collina", rivolta a giovani-adulti, di età compresa tra i 18 ed i 25 anni, che vengono affidati dalla Magistratura di Sorveglianza come misura alternativa alla detenzione. Un interessante intervista sui temi della Giustizia, del Carcere, del precariato giovanile e della cultura della Solidarietà e dell'accoglienza.