CAGLIARI. Dietro ogni detenuto che sconta la propria condanna ci sono loro, i familiari ovvero le vittime di qualcosa che non hanno commesso. Sono loro a scontare un altro tipo di pena, forse più severa e massacrante, fatta di sensi di colpa, paure, rabbia e un senso di impotenza con cui convivono giorno per giorno. Un prezzo troppo alto da pagare soprattutto quando anche la società e le Istituzioni, che dovrebbero sorreggerli, negano loro i diritti inalienabili che appartengono ad ognuno. Sono stati proprio i diritti negati e quelli violati elementi di discussione della conferenza stampa “I diritti negati dei familiari dei detenuti del Carcere di Buoncammino” organizzata dall’Associazione 5. Alla conferenza hanno preso parte i familiari dei detenuti e delle detenute del carcere di Buoncammino, alcuni ex detenuti. Tra i presenti anche il consigliere regionale Claudia Zuncheddu. Un incontro da cui sono emerse una serie di richieste tra cui la garanzia dell’assistenza sanitaria per i gli stessi detenuti e la garanzia dei farmaci insieme a misure inerenti alla legge Gozzini, approvata nel 1983 che prevede delle alternative alla detenzione in carcere in favore di coloro che hanno commesso un reato. I familiari chiedono una maggiore organizzazione dei turni per le visite e una struttura più accogliente per quanti aspettano di incontrare i loro cari. Chiedono inoltre la sistemazione di servizi igienici e magari di distributori di acqua nella sala antecedente a quella dei colloqui. Tra i relatori Roberto Loddo, volontario dell’Associazione 5 Novembre “per i diritti civili” e Gisella Trincas, presidente dell’Asarp, l’associazione sarda per l’attuazione della riforma psichiatrica, che ha dichiarato la piena disponibilità ad aiutare i familiari in difficoltà. Dopo aver ascoltato detenuti, agenti di polizia penitenziaria, volontari, direttori del carcere ed educatori, e dopo aver visitato le carceri della Sardegna e fatto vedere il degrado delle strutture ormai sovraffollate, l’Associazione 5 novembre affronta le problematiche di chi, suo malgrado, ha a che fare col carcere. Un dibattito che prende spunto dagli incontri di tre famiglie che avvenivano prima dei colloqui con i familiari detenuti nel carcere di Buoncammino. Da qui l’idea dell’Associazione di radunare più famiglie per dare voce alle loro esigenze e ai bisogni comuni, per potersi confrontare e sostenere durante il percorso. Per ora è già stata presa la prima decisione: ogni lunedì i familiari si ritroveranno alle 15 nella piazza antistante il carcere di Buoncammino. Un modo per continuare a discutere e non lasciare che quanto fatto fino ad ora resti inascoltato.
"Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità" (art. 27 Costituzione)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Don Ettore Cannavera, riflessioni da "La Collina"
L'Associazione 5 Novembre, ha intervistato Don Ettore Cannavera, fondatore della comunità di accoglienza "La Collina", rivolta a giovani-adulti, di età compresa tra i 18 ed i 25 anni, che vengono affidati dalla Magistratura di Sorveglianza come misura alternativa alla detenzione. Un interessante intervista sui temi della Giustizia, del Carcere, del precariato giovanile e della cultura della Solidarietà e dell'accoglienza.
Nessun commento:
Posta un commento