Se il carcere di Macomer potrebbe essere un lager inumano e fuori da ogni legalità nazionale e internazionale, perchè la commissione "diritti civili" del consiglio regionale resta in silenzio? Perchè non interviene subito per verificare lo stato delle condizioni di vita delle persone migranti detenute? Siamo sicuri che dopo innumerevoli segnalazioni, (come l'articolo della nota di Maria Grazia Caligaris pubblicato ieri dalla Nuova Sardegna) l'indifferenza dei consiglieri regionali componenti della commissione "diritti civili" sia da ricercare nella presunta irrilevanza del problema carcere rispetto ad altri problemi, oppure siamo di fronte ad una indifferenza consapevole e complice? Il dubbio rimane.
Roberto Loddo
Associazione 5 Novembre
La Nuova Sardegna, 6 luglio 2009
Le regole del nuovo regime penitenziario "Alta sicurezza 2" sono dure. E hanno fatto montare la protesta di alcuni dei reclusi, che sono riusciti a fare filtrare fuori dalle mura del carcere una lettera di protesta, in cui Macomer viene definita la "Guantanamo" sarda. Lettera che contiene accuse di violenze subite e vessazioni varie da parte delle guardie carcerarie. Condite con la descrizione di un trattamento carcerario "inumano".
Accuse riprese in rete da decine di blog. E di cui ha chiesto conto anche l’ex consigliera regionale Maria Grazia Caligaris. "La situazione creatasi nel carcere di Macomer - spiega Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione "Socialismo Diritti Riforme - dopo il cambio di destinazione della struttura che ospita attualmente molti detenuti arabi in regime di sorveglianza speciale richiede la visita urgente della Commissione "Diritti Civili". Anche perché si moltiplicano le segnalazioni di un presunto regime carcerario particolarmente rigido con trattamenti per molti aspetti disumani. Troppo spesso la Sardegna - continua l’esponente socialista - viene utilizzata come isola-carcere di detenuti extracomunitari provenienti dalle regioni del Nord del Paese. Ciò avviene sistematicamente nel carcere di Buoncammino, dove il sovraffollamento è insostenibile. Nel caso di Macomer desta preoccupazione il fatto che la struttura carceraria possa divenire il luogo ideale per ospitare cittadini arabi ritenuti pericolosi ma soprattutto la mancanza delle infrastrutture necessarie a rendere la detenzione secondo i dettami della Costituzione e delle dichiarazioni internazionali sul rispetto dei diritti umani". "In assenza a livello regionale del garante dei detenuti - sottolinea Caligaris - la Commissione "diritti civili" con una visita potrebbe verificare le condizioni di vita dentro la struttura, dialogare con gli operatori penitenziari e sentire i diretti interessati su ciò che avviene nella casa circondariale. Ciò rassicurerebbe i cittadini sardi liberi oltre che i detenuti ed eviterebbe illazioni. Non vorremmo che l’Italia - continua Maria Grazia Calligaris - dopo la disponibilità ad accogliere uno o due detenuti del famigerato carcere di Guantanamo, si dovesse caratterizzare negativamente per un trattamento penitenziario irrispettoso nei riguardi di cittadini extracomunitari di fede islamica". "Non può essere accettabile - ha concluso Caligaris - che non vengano garantiti la diversità di cibo, nel rispetto della religione, l’assenza di ministri di culto e di informazione. È facile prevedere che siano insufficienti i mediatori culturali, ma per realtà come quelle in cui convivono in regime carcerario extracomunitari di aree linguistiche differenti sono indispensabili anche per far capire i complessi meccanismi della vita detentiva. Ciò a maggior ragione per chi è in attesa di giudizio e non può comunicare con i congiunti".
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