lunedì 9 febbraio 2009

Buoncamino: scarcerate la detenuta-madre con bambina di 2 anni


La Nuova Sardegna, 7 febbraio 2009


La piccola Josephine e la madre nigeriana non sono più rinchiuse a Buoncammino. La ragazza extracomunitaria e quindi la figlia hanno ottenuto dal giudice Roberta Malavasi gli arresti domiciliari a Castelvolturno, in provincia di Caserta. Lo ha reso noto il consigliere regionale Maria Grazia Caligaris della Commissione Diritti Civili, che in queste settimane ha denunciato più volte l’assurda reclusione della bimba.


"La decisione del magistrato è ancora più significativa - scrive il Consigliere regionale socialista - perché la donna che risiede a Napoli avrà così modo di ricongiungersi con i familiari. Josephine e la madre, a questo punto, potranno vivere meglio anche la nascita del fratellino. Resta inaccettabile - ha concluso Maria Grazia Caligaris - che nel frattempo altri cinquantotto bambini continuino a vivere la loro esistenza da innocenti nelle carceri italiane".

3 commenti:

Roberto Loddo ha detto...

Con preghiera di pubblicazione:

COMUNICATO STAMPA_ SCHIRRU (PD)

Roma, 10 Febbraio 2009

Stamane c'è stata la risposta all'interrogazione a risposta in Commissione 5-00837 presentata da AMALIA SCHIRRU il mercoledì 14 gennaio 2009, seduta n.114, sul carcere di Buoncammino.
La soluzione del sottosegretario al fenomeno del sovraffollamento è all'attenzione del dipartimento con un’analisi e uno studio per trovare le opportune soluzioni e la creazione di un gruppo di lavoro per la complessiva soluzione del turn-over dei detenuti. Per Cagliari si confermano i dati di carenza del personale che interessano la maggior parte degli istituti penitenziari e che hanno portato alla sospensione dei trasferimenti dei detenuti presso Buoncammino. Tenuto conto che l'istituto non rientra tra quelli maggiormente in difficoltà operativa, gli unici interventi possibili, secondo il Ministero, sono costituiti da una redistribuzione del personale operante in Sardegna e bisogna aspettare il bando di mobilità che prevede l'assegnazione di ulteriori 13 unità di polizia penitenziaria. Quanto poi alla presenza di giovani donne con figli, come nel caso di poche settimane fa, il sottosegretario ha sottolineato che l'istituto è dotato di una sezione dedicata ad ospitare detenute con i propri bambini e che sono assicurati adeguati standard di assistenza sanitaria essendo centro clinico e risultando attive, in convenzione, numerose specialità, tra cui quella di ginecologia.

Il commento dell’on Schirru: “Pur apprezzando il fatto che si sta studiando il fenomeno carcerario cagliaritano al fine di trovare soluzioni al sovraffollamento, ho dovuto esprimere la mia insoddisfazione per le risposte avute. La criticità del carcere di Buoncammino non è dovuta ad una semplice difficoltà di gestione e non può essere affrontata mediante una semplice redistribuzione del personale, anche perchè la situazione è la stessa per tutti gli istituti dell'isola. Resta poi il fatto gravissimo che la struttura di Buoncammino è inadeguata ad ospitare detenuti malati ed in particolare donne con minori, senza contare poi che tale circostanza è vietata dalla legge 40. Ho chiesto, infine, di convenzionare e/o realizzare più strutture di accoglienza per donne e minori e varare misure straordinarie per alleggerire il carico di lavoro del personale.”

Precari in Linea ha detto...

Cagliari: carcere sovraffollato, il ministero studi una soluzione



La Nuova Sardegna, 13 febbraio 2009



Buoncammino è un carcere con troppi problemi: logistici, organizzativi, umanitari e questo nonostante il grande sforzo della direzione e del personale. La conferma arriva dalla risposta all’interrogazione presentata dalla deputata cagliaritana Amalia Schirru il 14 gennaio: il ministero sta studiando il problema e basta.

Il tenore della risposta non è certamente quello auspicato perché, comunque, Buoncammino viene considerato un carcere con pochi problemi rispetto ad altri. La parte positiva della risposta: il dipartimento ha all’esame il tema del sovraffollamento carcerario e si è creato un gruppo di lavoro per "la complessiva soluzione del turnover dei detenuti...".

Poi la parte in qualche modo raggelante: "... tenuto conto che Buoncammino non rientra tra gli istituti maggiormente in difficoltà operativa, gli unici interventi possibili secondo il ministero sono costituiti da una redistribuzione del personale operante in Sardegna e bisogna aspettare il bando di mobilità che prevede l’assegnazione di 13 ulteriori unità di polizia penitenziaria". Il problema delle detenute con figli secondo il ministero addirittura non ci sarebbe: l’istituto ha una sezione dedicata a ospitare detenute con i bambini e sono assicurati adeguati standard di assistenza sanitaria.

Ed ecco il commento di Amalia Schirru: "Pur apprezzando il fatto che si sta studiando il fenomeno carcerario cagliaritano al fine di trovare soluzioni al sovraffollamento, ho dovuto esprimere la mia insoddisfazione per le risposte ricevute...". Secondo l’onorevole Schirru, infatti, la situazione è la stessa per tutti gli istituti dell’isola e quindi non basta certo ridistribuire il personale a favore di Buoncammino.

Ma la criticità di Buoncammino non è certo una semplice difficoltà di gestione. Gravissimo (e ignorato dalla risposta del ministro) che Buoncammino è inadeguata per i detenuti ammalati, essendo malati tra l’altro più della metà, e, soprattutto gravissimo che il ministero consideri quello un istituto attrezzato per detenute con figli: "Tale circostanza è vietata dalla legge 40 - ricorda Schirru - e ho chiesto di convenzionare o realizzare strutture di accoglienza per donne e minori". Schirru ha chiesto anche di varare misure straordinarie per alleggerire il carico di lavoro del personale.

Anonimo ha detto...

in Italia ¼ dei detenuti europei in attesa di giudizio

di Donatella Stasio



Il Sole 24 Ore, 18 febbraio 2009



C’è un carcere, in Italia, che batte ogni record: Poggioreale, il più affollato della penisola e di qualunque altro penitenziario d’Europa. Alla fine di gennaio c’erano 2.544 detenuti, 1.200 in più dei posti regolamentari e mille in più di quelli che le alchimie penitenziarie considerano "tollerabili". Due record, anzi tre, visto che i clienti del carcere napoletano sono quasi tutte persone in attesa di giudizio, 2.200, e, anche in questo caso, nessun carcere in Europa arriva a tanto. Del resto, Poggioreale è lo specchio del Paese. La massa degli imputati reclusi in Italia non ha eguali in nessuno dei 27 Paesi Ue, neanche in quelli che hanno più carcerati di noi: in Europa se ne contano, complessivamente, 130mila e un quarto risiede nelle nostre galere.

Giustizia lenta e, ovviamente, carceri zeppe di gente che aspetta il processo. È l’Italia dei primati negativi. La foto scattata a Bruxelles qualche giorno fa ritrae una popolazione di 605mila detenuti nelle galere europee, di cui 59.419 rinchiusi in Italia: siamo tornati ai livelli pre-indulto. Germania e Regno Unito ne hanno 20mila in più, la Spagna viaggia sui 65mila e la Francia ci tallona. Ma sul fronte dei detenuti in attesa di giudizio, siamo i primi con 30.064 presenze su 130mila censite in Europa. Secondo i dati più recenti del Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria), i "giudicabili" sono il 51% dei carcerati; i "definitivi" il 46% (i restanti sono gli internati negli Opg).

In Italia si fa più carcere prima del processo che dopo la condanna. L’eccesso di custodia cautelare è considerata una piaga nazionale, ma l’indignazione viaggia a corrente alternata con la voglia di carcere preventivo, come dimostra lo scandalo suscitato dagli arresti domiciliari concessi allo "stupratore di Capodanno" e l’immediata approvazione, al Senato, della norma che rende obbligatoria la custodia in carcere per gli stupratori.

Poggioreale specchio del Paese e, ovviamente, della Campania, la Regione con il maggior numero di detenuti in attesa di giudizio (4.351), seguita da Lombardia (4.272), Sicilia (3.533) e Piemonte (2.284). La palma della Regione con più detenuti in assoluto va invece alla Lombardia, con 8.109 presenze rispetto alle 7.378 della Campania e alle 7.034 della Sicilia. Tra i detenuti in attesa di giudizio, gli italiani (16.728) superano gli stranieri (13.336), che comunque sono il 38% della clientela del carcere: la più alta concentrazione, 3.572, è in Lombardia, mentre in Campania gli stranieri sono appena 910. La sovraffollata Lombardia è però la Regione più a corto di poliziotti in servizio nelle carceri: 4.211, la metà dei detenuti. Non stanno meglio Emilia-Romagna e Piemonte, mentre al Sud il rapporto agenti/detenuti sale e in Calabria è di 1 a 1.

A Poggioreale, però, ce ne sono solo 722. Allarga le braccia Cosimo Giordano, direttore di lungo corso, passato per Pianosa, Porto Azzurro, Sollicciano e approdato qui otto mesi fa. È il "sindaco" di questa cittadella nel cuore di Napoli, una bomba che potrebbe esplodere in qualsiasi momento. Anche perché ogni giorno, in queste mura fatiscenti, entrano per i colloqui dalle mille alle 1500 persone. "Mancano gli spazi, dalle sale colloqui alle stanze per la socialità. Non c’è neppure un campo sportivo", dice Giordano, riferendosi al fatto che nelle patrie galere magari non ci sono i letti, ma un campo di calcio non manca quasi mai.

La sensazione di "impotenza" è grande. Il sovraffollamento costringe ancora di più a osservare un regime di chiusura in cella per l’intera giornata, salvo due ore d’aria. Ogni detenuto si sposta solo se accompagnato da un agente. Il lavoro interno (scopini, spesini, cuochi) è scarso ed è un privilegio: chi ce l’ha, è più libero di muoversi. Lavoro all’esterno zero. D’altra parte, in Campania, su 7mila detenuti rinchiusi in 15 carceri, soltanto 6 lavorano fuori.

"Come si fa a tenere aperti, su un piano, 200 detenuti con due soli poliziotti? - osserva Giordano -. L’unica soluzione è tenerli chiusi". Ma in cella ci sono anche 14 persone. A marzo dovrebbe essere aperto un padiglione da 400 posti, ma mancano i poliziotti per gestirlo. Il sovraffollamento "manda in tilt servizi essenziali" come l’ufficio matricola e colloqui, che non ce la fa a reggere più di 500 visite giornaliere, per cui i parenti dei detenuti sono costretti a stare in fila dalle tre del mattino, fuori dal portone, per essere sicuri di entrare.

A Poggioreale i detenuti sono quasi tutti camorristi (all’esterno ci sono ben 40 clan) e si fatica a tenerli separati. Eppure non vola una mosca. Tutto gira come un orologio. Potenza della camorra? La risposta è, ovviamente, negativa. "Il personale di polizia è molto qualificato", dice Giordano e il comandante, un poliziotto robusto e dall’aria pacioccona, conferma: "Il rapporto con i detenuti è ottimale. Qui c’è tranquillità assoluta e rispetto reciproco".

Conferma anche Gennaro, uno dei pochi detenuti che lavora in carcere, come cuoco: "Poggioreale è un carcere duro. Siamo più chiusi che da altre parti, il lavoro è poco e i permessi non arrivano quasi mai. Ci sono regole da rispettare, non è che puoi fare tarantelle. L’importante - chiosa - è fare il detenuto modello".

Don Ettore Cannavera, riflessioni da "La Collina"

L'Associazione 5 Novembre, ha intervistato Don Ettore Cannavera, fondatore della comunità di accoglienza "La Collina", rivolta a giovani-adulti, di età compresa tra i 18 ed i 25 anni, che vengono affidati dalla Magistratura di Sorveglianza come misura alternativa alla detenzione. Un interessante intervista sui temi della Giustizia, del Carcere, del precariato giovanile e della cultura della Solidarietà e dell'accoglienza.