
di Pietro Ancona
Aprile on-line, 4 marzo 2009
Le ronde che si costituiranno in emanazione delle "associazioni" autorizzate dal Ministero degli Interni non saranno a costo zero come vorrebbero farci credere i loro padrini. Quelle esistenti, a cominciare dalla cosiddetta "guardia nazionale padana" sicuramente sono state foraggiate dalle amministrazioni locali quando non hanno ricevuto qualche contributo sottomano dalla Presidenza del Consiglio e da qualche Ministero. Inoltre, i rondisti godrebbero di percorsi privilegiati (anche se ufficiosi) per l’ammissione nei corpi dei vigili urbani, delle polizie provinciali e regionali. La scadenza attesa da migliaia di rondisti è il potenziamento delle prerogative degli enti territoriali che verrà con il federalismo fiscale. Le ronde dovranno avere una centrale operativa di riferimento, degli uffici, delle attrezzature.
I locali degli uffici dovranno essere comprati o affittati e, naturalmente, attrezzati di quanto serve. I rondisti dovranno collegarsi con la "centrale", comunicare e ricevere eventualmente istruzioni. La centrale operativa dovrà avere un centro di monitoraggio. Dovrà fornire ai rondisti in primo luogo addestramento, poi telefonini di collegamento, pettorine o divise, scarponi militari per effettuare i percorsi di perlustrazione. Insomma, dovrà possedere quanto necessario per l’assolvimento di compiti che, inizialmente potranno essere soltanto notturni e poi potrebbero turnare nelle ventiquattro ore. Tutto questo ha un costo che dovrà essere sopportato dai contribuenti. Naturalmente all’inizio i costi saranno minimi per non allarmare.
Ma piano piano cresceranno dal momento che l’efficienza costa, è molto costosa. La cosa più inquietante dell’affaire ronde è costituita dalle associazioni. Certo, le associazioni possono essere costituite da ex carabinieri o ex poliziotti ma questo di per sé non è una garanzia. Forse che i torturatori di Bolzaneto non erano poliziotti? Non lo erano forse coloro che facevano sentire dai loro telefonini ai ragazzi che massacravano di botte "faccetta nera"? Ci sono poliziotti e poliziotti.
Moltissimi sono certamente persone civili e democratici ma altri, specialmente coloro che vengono specializzati nell’arte della controguerriglia urbana e della difesa dell’ordine pubblico negli Usa, non danno tante garanzie.
La prevaricazione sul cittadino o sul detenuto inerme è sempre più diffusa in un Paese il cui Ministro all’Interno si appella apertamente alla cattiveria e alla carcerazione come punizione, pena da scontare. Mentre ai ragazzi dei centri sociali vengono chiuse con vere e proprie azioni militari le sedi e si diffonde una criminalizzazione per tutti coloro che fanno parte della galassia extraparlamentare della sinistra italiana (già l’aggettivo era quasi sinonimo di terrorismo anche ora che sono diventati extraparlamentari i verdi, i socialisti, i comunisti), si istituzionalizzano corpi paramilitari apertamente legati ai partiti di governo.
Durante la Milano degli spagnoli del sedicesimo secolo descritta da Manzoni la legge era rappresentata se non ufficialmente dai bravi di Don Rodrigo che aspettano in un punto deserto Don Abbondio e gli intimano di non celebrare le note nozze certamente da personaggi che ne tolleravano le azioni.
In Italia avremo presto i "bravi" che avranno il compito di tutelare l’ordine pubblico. Da chi? Certamente non dagli evasori fiscali, dai falsari di bilanci, da quanti vendono carta straccia in forma di obbligazioni. Ma delle prostitute, degli extracomunitari, dei rom, dei lavavetri. Magari le ronde conterranno un fiore colorato all’occhiello. Un ascaro da assumere si trova sempre e l’Italia ne aveva addirittura veri e propri battaglioni nella sua vicenda coloniale in Africa.
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uno sciopero della fame per l’abolizione dell’ergastolo
di Sandro Padula
Liberazione, 7 marzo 2009
Il 16 marzo sciopero della fame in tutta Italia, di ergastolani, detenuti, parenti, amici, volontari. L’ergastolo, residuo monarchico delle pene detentive italiane, fa discutere e lottare dentro e fuori le mura delle carceri della penisola.
Continua infatti lo sciopero della fame degli ergastolani iniziato il primo dicembre, a staffetta e per gruppi di regioni, e proseguono le iniziative dei solidali, all’esterno delle carceri, nell’ambito della campagna per l’abolizione del "fine pena mai".
Il bollettino "Mai dire mai" del mese di febbraio, pubblicato dall’Associazione Liberarsi, e numerosi siti Internet fanno capire che la lotta è proseguita a gennaio e febbraio, trovando anche la solidarietà dentro e fuori dalle mura delle galere in Germania, Spagna, Grecia, Svizzera, Francia e Cile.
In diverse città italiane si sono svolti presidi nelle vicinanze delle carceri: il 14 gennaio a Montorio (Verona), il 18 gennaio a Biella; il 24 gennaio ad Alessandria; il 29 gennaio nel borgo S. Nicola di Lecce; il 31 gennaio in via Speziale a Taranto, al quale è seguito un concerto con tre gruppi musicali (SFC, Sick Boy e No Thanx); il 14 febbraio vicino al carcere Dozza di Bologna; il 15 febbraio in via Burla 59 a Parma.
Si sono altresì avuti diversi incontri e dibatti: ad esempio, il 17 gennaio presso il laboratorio sociale "La città di sotto" di Biella e il 27 gennaio nella sede di un circolo anarchico di Lecce, dove è stato proiettato il film Filaki - Una rivolta nelle carceri greche, aprile 2007.
Alcuni consiglieri regionali hanno espresso la propria solidarietà alla lotta per l’abolizione dell’ergastolo anche nei mesi di gennaio e febbraio: a metà gennaio i consiglieri regionali del Frilui Venezia Giulia Stefano Pustetto e Roberto Antonaz hanno fatto visita al carcere di Tolmezzo, accompagnati da Christian De Vito e da Giuliano Capecchi dell’associazione Liberarsi, per incontrare i detenuti delle sezioni a 41 bis e i detenuti ergastolani della sezione A.S. (Alta Sorveglianza); il 3 febbraio inoltre il Consigliere regionale del Molise Michelangelo Bonomolo, accompagnato da Giuliano Capecchi, ha incontrato i detenuti ergastolani del carcere di Larino.
I grandi organi di informazione, complici come sono della produzione dell’"emergenza criminalità" e della caccia al Girolimoni di turno, hanno continuato per lo più a disinteressarsi del fatto che da oltre 60 anni, come dimostra l’esistenza dell’ergastolo, l’articolo 27 della Costituzione repubblicana non è applicato in maniera effettiva.
Solo da parte di alcuni giornali locali si è avuto il coraggio di fornire qualche indiretto riferimento alla lotta per l’abolizione dell’ergastolo.
Domenica 25 gennaio, ad esempio, il quotidiano "Gazzetta del Sud" ha pubblicato un articolo, riguardante il carcere calabrese di Rossano, che terminava in questo modo: "in vista della protesta di carattere nazionale degli ergastolani che partirà domani e che consisterà proprio nel rifiuto del vitto… tutto il cibo cotto e pronto per la consumazione, anziché essere buttato nella spazzatura, sarà consegnato gratuitamente alla mensa della Caritas".
Qui ovviamente riportiamo fatti che ognuno è libero di considerare come meglio ritiene. Il dramma è che spesso i fatti connessi alla lotta contro l’ergastolo neanche si conoscono. Per questo non solo è utile riportarli nudi e crudi ma anche comunicare subito le scadenze previste per l’immediato futuro.
Prima di tutto bisogna ricordare che, dopo il turno della Sicilia (2-8 marzo), lo sciopero della fame riguarderà gli ergastolani e i detenuti del Lazio (9-15 marzo).
Il 15 marzo, contemporaneamente all’ultimo giorno di lotta nel Lazio, alle ore 11 avrà inizio un incontro nazionale con all’ordine del giorno due punti: un primo bilancio generale dello sciopero della fame iniziato il 1° dicembre 2008 e le iniziative future per giungere all’abolizione dell’ergastolo e all’attuazione dell’art. 27 della Costituzione.
L’Associazione Liberarsi ha chiesto al csoa Forte Prenestino (via Federico Delpino - Centocelle - Roma tel. 0621807855 mail: forte@ecn.org) di poter organizzare al suo interno questo momento di scambio e discussione anche perché già da tempo segue le tematiche del carcere. È prevista la chiusura alle ore 18.00.
Last but not least, lunedì 16 marzo ci sarà, a livello nazionale, lo sciopero della fame per l’abolizione dell’ergastolo e per l’attuazione dell’art. 27 della Costituzione italiana. Si mobiliteranno ergastolani, detenuti, parenti, amici, volontari e persone che ritengono giusta la lotta per l’abolizione del "fine pena mai"!
Nuoro: straordinari non pagati protestano gli agenti di Mamone
La Nuova Sardegna, 7 marzo 2009
Il primo passo sarà l’astensione dalla mensa obbligatorio di servizio, a partire dal nove marzo, a oltranza. Seguiranno altre forme "più eclatanti", di protesta, nel penitenziario di Mamone, dove la situazione della sicurezza, della condizione del personale e degli stessi detenuti è talmente grave da aver radunato tutte le sigle sindacali, Sappe, Cisl, Cgil, Uil, Sinappe, in un documento inviato ai vertici dell’Amministrazione penitenziaria regionale e al direttore Gianfranco Pala.
"La cronica carenza di personale di Polizia penitenziaria si è ulteriormente aggravata da recenti pensionamenti di poliziotti. Gli stessi non sono stati reintegrati, e come se non bastasse la popolazione detenuta è aumentata in maniera spropositata e sta continuando ad aumentare", scrivono i sindacati. A peggiorare le cose si è aggiunta l’apertura delle tre sezioni della Centrale, una aperta qualche mese fa, una qualche giorno fa e l’altra prossima all’apertura, che si aggiungono alle tre sezioni già in funzione.
In centrale per il servizio mattiniero espletano il lavoro quasi sempre due agenti, al massimo tre e gli stessi devono garantire il controllo di sei sezioni, i passeggi, accompagnare i detenuti in infermeria, gestire e controllare tutti i detenuti che transitano in Centrale che arrivano dalle varie diramazioni. In tutto questo non c’è un minimo di sicurezza.
Chi espleta servizio nella Portineria la maggior parte delle volte deve caricarsi del servizio porta carraia e centralino. La mancanza di personale non permette un costante controllo dei detenuti che lavorano all’esterno della Centrale. Nelle diramazioni è la stessa cosa, il non controllo dei detenuti lavoranti significa sicurezza zero".
C’è poi il tasto dello straordinario: "Negli altri istituti dell’Isola viene pagato tutto quello effettuato, mentre a Mamone si continua prepotentemente a pagarne solo una parte costringendo il personale a prendere il riposo compensativo, quando viene concesso, e quasi sempre viene concesso senza concordarlo col dipendente". E a fronte di una richiesta dell’ufficio servizi di circa 60.000 ore di straordinario per tutto l’anno 2009, ne sono pervenute solo 15.000. Insomma, l’ennesimo capitolo di una vertenza che la dice lunga sul disinteresse nei riguardi di una seria e complessiva politica carceraria.
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