lunedì 9 marzo 2009

Cagliari: detenuto sieropositivo, è morto per broncopolmonite?


La Nuova Sardegna, 9 marzo 2009


Non sembra esserci alcun mistero dietro la morte di Giancarlo Monni (35 anni), detenuto a Buoncammino e deceduto all’ospedale Brotzu per un attacco di broncopolmonite. Il sostituto procuratore Andrea Massidda ha disposto l’autopsia, che è stata eseguita in queste ore. L’esito - la relazione ufficiale sarà consegnata al magistrato tra circa un mese - confermerebbe la diagnosi indicata nella cartella clinica del centro medico di Buoncammino e quella dell’ospedale. Monni era sieropositivo e stava male da circa una settimana. Tra lunedì e giovedì scorsi i medici del carcere gli hanno proposto una terapia antibiotica, che il detenuto ha rifiutato sostenendo di essere allergico a quel tipo di farmaci.


Col passare dei giorni le sue condizioni si sono aggravate, da qui la decisione di chiedere alla direzione del penitenziario il trasferimento in ospedale per un esame radiologico e altri test. Nella cartella del carcere risulta un sospetto di broncopolmonite, che al Brotzu avrebbe trovato pieno riscontro.

Giancarlo Monni è poi deceduto in ospedale e avantieri i gruppi ultrà del Cagliari - cui apparteneva da lungo tempo - hanno protestato duramente davanti al carcere. Urla, insulti alla polizia, le mura di Buoncammino imbrattate con vernice spray. È intervenuta la squadra mobile, poi la Digos e sono in corso accertamenti sull’identità dei manifestanti. L’inchiesta giudiziaria sulla morte di Monni, aperta come atto dovuto, si concluderà soltanto quando gli esiti dell’autopsia confermeranno che quanto era possibile per salvare la vita al detenuto è stato fatto.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Sappe; questa estate arriveremo a 65 mila detenuti



Comunicato Stampa, 10 marzo 2009



1.300 detenuti in più rispetto alla fine del mese di gennaio per una popolazione detenuta complessiva che si avvicina rapidamente a quota 61mila unità. È questa l’attuale situazione nei 206 penitenziari italiani, che dai 59.060 detenuti presenti il 31 gennaio 2009 è passata alle 60.350 presenze del 28 febbraio 2009.

Esprime preoccupazione il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, la prima e più rappresentativa Organizzazione di categoria dei Baschi Azzurri del Corpo.

Spiega Donato Capece, segretario generale del Sappe: "Con una media costante di 1.000 ingressi al mese e in assenza di veri provvedimenti deflattivi, le carceri italiane rischiano di diventare roventi nei prossimi mesi estivi in cui potremmo arrivare ad avere oltre 65mila detenuti. Si tenga conto che la capienza regolamentare dei nostri penitenziari è di circa 43mila posti: averne oggi quasi 61mila vuol dire, soprattutto per i poliziotti penitenziari che lavorano nella prima linea delle sezioni detentive, condizioni di lavoro particolarmente stressanti e difficoltose, anche dal punto di vista della propria sicurezza individuale. Si tenga conto che gli organici del Corpo di Polizia Penitenziaria registrano carenze quantificate in ben oltre 5mila unità. Questo dovrebbe far comprendere quali e quanti disagi quotidianamente affrontano le donne e gli uomini del Corpo, cui va la riconoscenza e la gratitudine non solo del Sindacato che rappresento ma, ne sono convinto, di tutta la Nazione.

Capece giudica positivo che il Cipe abbia recentemente stanziato 200 milioni di euro per realizzare penitenziari che sostituiscano le strutture più vecchie e fatiscenti, ma la questione generale del sovraffollamento penitenziario non può trovare esclusiva risposta nello sviluppo dell’edilizia. Non solo per i tempi lunghi di esecuzione dei lavori, ma soprattutto per la carenza di risorse umane, specificamente Polizia penitenziaria e personale del Comparto ministeri, necessarie per la gestione delle nuove strutture: le attuali dotazioni organiche sono infatti già drammaticamente carenti.

Il Sappe conclude Capece vorrebbe provare a suggerire una soluzione deflattiva, tenuto anche conto che oggi abbiamo il 51% dei detenuti imputati, il 46% definitivi ed il 3% internati. Da molto tempo ormai parliamo di una espansione dell’esecuzione penale esterna, ossia il sistema delle misure alternative, che può essere incentivata offrendo garanzie di sicurezza credibili sia dal giudice che le dispone, sia dalla stessa collettività. Invito dunque i Ministri della Giustizia e dell’Interno, Alfano e Maroni, a riprendere celermente i lavori per la definizione di quello schema di decreto interministeriale del Ministro della Giustizia di concerto con quello dell’Interno finalizzato a disciplinare il progetto che prevede l’utilizzo della Polizia Penitenziaria all’interno degli Uffici di esecuzione penale esterna (Uepe).

Il decreto, inspiegabilmente accantonato, prevedeva molto chiaramente quale era il ruolo della Polizia Penitenziaria negli Uffici per l’esecuzione penale esterna: svolgere in via prioritaria rispetto alle altre forze di Polizia - proprio perché specializzati nella gestione dell’esecuzione penale - la verifica del rispetto degli obblighi di presenza che sono imposti alle persone ammesse alle misure alternative della detenzione domiciliare e dell’affidamento in prova. Forse questo potrebbe convincere anche i Magistrati a ricorrere maggiormente alla concessione di tali misure alternative. Mi appello dunque ai Ministri Alfano e Maroni perché quello schema di decreto interministeriale possa tornare quanto prima ad essere discusso.

Anonimo ha detto...

Sanità penitenziaria; alle Regioni non arrivano i soldi



Redattore Sociale - Dire, 10 marzo 2009



Sotto accusa gli "incomprensibili ritardi" nell’assegnazione delle risorse finanziarie. Colombini (Forum diritto alla salute in carcere): "Ancora fermi al Cipe i primi 147 milioni di euro". Servono "atti chiari e tempestivi".

Ritardi, mancanze, inadempienze. Il trasferimento delle competenze per la salute penitenziaria dal ministero della Giustizia al Servizio sanitario nazionale, e quindi alle regioni, è in una fase di vero e proprio stallo. E chi ci rimette sono i detenuti, e in seconda battuta la cittadinanza in generale. A denunciare l"emergenza sanitaria nelle strutture penitenziarie italiane è il Forum nazionale per il diritto alla salute in carcere che, questa mattina, ha organizzato una conferenza stampa presso la Camera dei deputati. Dallo scorso 1 ottobre, in applicazione del Dpcm del 1 aprile 2008, le regioni hanno la piena competenza della sanità in tutti gli istituti penitenziari per adulti e minori e negli Ospedali psichiatrici giudiziari.

La riforma stenta però a decollare, fa notare il Forum, che sottolinea come questa fase di transizione sia "contrassegnata da incomprensibili ritardi nell'assegnazione delle risorse finanziarie alle regioni" e da "lentezze esasperanti nell’assunzione delle competenze sanitarie da parte delle regioni a statuto speciale e delle province autonome". Ma ci sono anche "ambiguità nei ruoli direzionali degli Ospedali psichiatrici giudiziari" e "tentazioni di invasione di campo" tra i due diversi ordinamenti, quello penitenziario e quello giudiziario, che operano nel carcere.

"I primi 147 milioni di euro che dovevano essere trasferiti alle regioni per garantire il diritto alla salute non sono ancora arrivati e sono tuttora fermi al Cipe - ha dichiarato la presidente del Forum, Leda Colombini, sottolineando come la cosa crei "un vero disastro nelle carceri". "È una situazione che rischia di esplodere - ha proseguito -. Noi vogliamo contribuire a governare questa fase di passaggio per garantire la salute in carcere e in esterno".

Per risolvere tutti i problemi in sospeso il Forum si appella dunque al governo, alle regioni e a tutte le istituzioni interessate. "È il momento di predisporre in ogni regione e in ogni istituto penitenziario programmi di prevenzione, di cura e di riabilitazione - scrivono i promotori della conferenza stampa - nei quali coinvolgere prima di tutto gli operatori e i detenuti, insieme alle associazioni del volontariato e del terzo settore.

La riforma della sanità penitenziaria - concludono - ha bisogno di atti chiari e tempestivi, di tutto l"impegno professionale degli operatori, sanitari e penitenziari, ma soprattutto di un forte coordinamento da parte dei ministeri interessati e delle regioni italiane".

Anonimo ha detto...

Droga/ Nel 2008 aumenta del36% numero detenuti tossicodipendenti
Lo rivela una ricerca realizzata da Antigone
postato -549450 sec fa da APCOM
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Trieste, 13 mar. (Apcom) - Nel primo semestre del 2008 si è registrato un incremento di detenuti tossicodipendenti pari al 36%, dopo la flessione rilevata dopo l'indulto nel 2006. Si teme possa esserci un ulteriore incremento per il 2009. Lo rivela la ricerca svolta da Antigone Forum Droghe e presentata oggi a Trieste in contemporanea con la Quinta Conferenza nazionale sulle politiche antidroga.

Rispetto a prima dell'indulto - si legge nell'indagine - cresce dunque notevolmente la percentuale di persone che entrano in carcere dalla libertà per violazione dell'articolo 73 relativo alla detenzione e spaccio di droga (+3,6%), ma soprattutto aumenta enormemente l'ingresso dei tossicodipendenti (+8,4%). Dall'indagine si evince che la percentuale di tossicodipendenti in carcere, scesa significativamente a causa dell'indulto, è rapidamente tornata a livelli uguali o superiori alla metà del 2006.

E questo è accaduto nonostante negli ultimi anni, con esclusione della seconda metà del 2007, la percentuale di tossicodipendenti tra quanti entravano in carcere sia rimasta costante o addirittura scesa. Secondo il rapporto di Antigone Forum Droghe la ragione potrebbe dipendere da due fattori. Il primo - si legge - è che i tassi di carcerizzazione dei tossicodipendenti, anche quando calano leggermente, restano estremamente elevati, facendo comunque crescere il numero dei tossicodipendenti in carcere, numero che resta elevato anche perché, a fronte dei molti ingressi, funziona assai a rilento il meccanismo di presa in carico dei tossicodipendenti da parte del sistema delle misure alternative.

La seconda considerazione è logica conseguenza di quella riportata sopra, che sottolineava come, pur essendo costanti o in leggero calo gli ingressi in carcere dei tossicodipendenti, cresca comunque la loro percentuale tra i detenuti presenti in carcere. Se così stanno le cose, allora la notevole crescita degli ingressi dei tossicodipendenti della seconda metà del 2007 (+6,1% rispetto al semestre precedente) e nella prima metà del 2008 (+6% rispetto al semestre precedente) lascia presagire un quadro decisamente più allarmante per il 2009.

Don Ettore Cannavera, riflessioni da "La Collina"

L'Associazione 5 Novembre, ha intervistato Don Ettore Cannavera, fondatore della comunità di accoglienza "La Collina", rivolta a giovani-adulti, di età compresa tra i 18 ed i 25 anni, che vengono affidati dalla Magistratura di Sorveglianza come misura alternativa alla detenzione. Un interessante intervista sui temi della Giustizia, del Carcere, del precariato giovanile e della cultura della Solidarietà e dell'accoglienza.