domenica 28 dicembre 2008

ha due anni, passa Natale in cella a Buoncammino

di Davide Madeddu

L’Unità, 28 dicembre 2008

dalla Redazione di Ristretti.it


Il carcere degli innocenti. Elisa (il nome è di fantasia) ha due anni, ormai conosce tutti i rumori, suoni e ritmi del carcere. Quando il portone sbatte forte si irrigidisce e piange. Elisa sta al carcere Buoncammino di Cagliari da agosto, da quando la mamma è stata arrestata. La mamma non ha un domicilio e non può essere trasferita agli arresti domiciliari. Con lei deve restare anche la piccola che rischia di trascorrere dietro le sbarre buona parte dei primi mille giorni della sua vita. Quelli più importanti per la formazione e la crescita. Elisa non è l’unica bimba a vivere dietro le sbarre. In tutta Italia distribuiti tra le carceri sono più di sessanta i bimbi al di sotto dei tre anni che vivono in carcere con le mamme. Di questi solo 24 sono nella sezione femminile del carcere di Rebibbia a Roma.


"Purtroppo non essendoci strutture alternative questi bimbi sono costretti a vivere questa condizione - spiega Leda Colombini, responsabile dell’associazione A Roma insieme (il sito internet è www.aromainsieme.org) - e si tratta di piccoli che il ricordo del carcere non lo cancelleranno mai". Perché, come spiega la responsabile dell’associazione "i primi mille giorni di vita sono indispensabili per la formazione dell’individuo che deve poter crescere in ambienti aperti, liberi e non di costrizione". Cosa che non capita ai bimbi reclusi, costretti a fare i conti con le celle strette, le sbarre alle finestre, i cancelli che si aprono e chiudono e ancora i ritmi del carcere.


"Gli studi degli esperti parlano di bimbi con problemi nella mobilità, nell’apprendimento e nel riuscire a relazionarsi con gli altri - spiega ancora Leda Colombini che in passato è stata anche parlamentare dei Ds - perché lo stare in carcere limita la capacità di espressione, blocca la fantasia e anche quella gioia di vivere che si ha in una condizione cosiddetta normale". Per cercare di superare questa situazione da 15 anni Leda Colombini e i volontari dell’associazione A Roma Insieme cercano di offrire un minimo di libertà e normalità ai bambini reclusi, attraverso l’iniziativa "Liberi sabato". "L’obiettivo è quello di far si che nessun bimbo stia in carcere - spiega - però è chiaro che, in mancanza di provvedimenti che permettano questo, diventa necessario salvare il salvabile, intervenendo con iniziative adatte".


Tra queste rientra appunto il programma di giochi e intrattenimento oltre le sbarre che le volontarie e i volontari dell’associazione portano avanti ogni sabato mattina. "Portiamo i bimbi a giocare al parco piuttosto che allo zoo - spiega - in piscina piuttosto che al mare o al supermercato o in campagna". Iniziative che sono state compiute anche in occasione delle feste di Natale. "Anche quest’anno abbiamo realizzato la giornata di festa dedicata ai piccoli - aggiunge ancora l’ex parlamentare - e ogni bambino ha ricevuto un dono, un dolce e un indumento realizzato dalle volontarie dell’Auser". Un piccolo gesto di solidarietà che custodisce anche una sorta di sogno impossibile: "speriamo che mai più un bimbo possa rientrare in carcere".

6 commenti:

Roberto Loddo ha detto...

con la Finanziaria fondi per carceri tagliati del 30%

di Davide Madeddu



L’Unità, 28 dicembre 2008



Signori si taglia. I detenuti crescono ma i soldi per le carceri si riducono. Cresce la popolazione che vive dietro le sbarre, al ritmo di mille persone, al mese ma il governo taglia le risorse per far funzionare le prigioni. Centotrenta milioni in meno, questo a sentire i parlamentari del Pd e le organizzazioni sindacali, l’importo che l’esecutivo ha deciso di tagliare, rispetto allo scorso anno per il funzionamento delle carceri.

"Siamo al paradosso - esordisce Amalia Schirru, parlamentare Pd - il numero dei detenuti cresce a dismisura e il governo taglia le risorse per il funzionamento". Sforbiciata che riguarda un importo consistente per un sistema che oggi ha raggiunto quasi quota 59mila detenuti."La nuova Finanziaria prevede un taglio del 30 per cento delle risorse destinate al sistema penitenziario rispetto alle somme stanziate l’anno scorso - dice Amalia Schirru, parlamentare del Pd - che tradotto in soldi dovrebbe voler dire quasi 130 milioni di euro in meno rispetto al passato". Un fatto che, a sentire operatori e addetti ai lavori, non potrà che avere conseguenze sull’intero sistema. chi in carcere sconta una pena. Risultato? Meno servizi e detenuti sempre più stretti.

"Il taglio di queste risorse produrrà una serie di disfunzioni alla vita del carcere - denuncia Francesco Quinti, responsabile del settore penitenziario per la funzione pubblica della Cgil nazionale - anche perché diminuiranno i soldi per i costi di formazione, per le attività culturali, la pulizia dei locali negli istituti, la luce, acqua e telefono". E poi le iniziative culturali e le attività di recupero. "Non bisogna dimenticare che, oltre a tagliare i corsi di educazione - prosegue il sindacalista - si vanno a ridurre le spese per il personale, che significa naturalmente salti mortali per garantire il funzionamento di strutture che sono quasi al collasso".

Ricorda la protesta dell’albero di Natale di carta igienica davanti a San Vittore per dire che "verranno a mancare anche i soldi per la carta igienica", Lillo di Mauro, responsabile della Consulta penitenziaria di Roma che non nasconde il suo disappunto e le critiche per un "sistema che si dirige verso il collasso". "Sia chiaro - dice - qui si sta tagliando su una cosa concreta: il reinserimento dei detenuti nella società. Con questo sistema alla pena inflitta dal tribunale se ne aggiunge un’altra, non scritta ma non meno dura".

I tagli, a sentire il rappresentante della Consulta riguardano anche il lavoro all’interno delle carceri. "Ci sarà una riduzione del 22 per cento delle spese per le mercedi - spiega - ossia il pagamento del lavoro ai detenuti, un altro taglio del 28 per cento riguarda l’acquisto di nuovi arredi mentre un altro taglio del 18 per cento riguarda gli investimenti per il funzionamento del lavoro agricolo". Non mancano poi le polemiche e i problemi legati alla sanità dietro le sbarre. Il passaggio di competenze dal ministero della Giustizia a quello della Sanità con conseguente trasferimento alle Regioni e alle Asl non è ancora terminato.

"Il problema vero è che la fase di transizione non è ancora terminata - prosegue Di Mauro - e all’interno delle strutture detentive si vive ancora una situazione di perenne incertezza". Motivo? "Il governo non trasferisce i soldi alle regioni - aggiunge Amalia Schirru - e questo non può che aumentare il livello di incertezza in cui si è costretti a operare".

Roberto Loddo ha detto...

reclusi da scoppiare… storie in celle "tutto-esaurito"

di Davide Madeddu



L’Unità, 28 dicembre 2008



Sempre più stretti. Che ci si trovi al Nord o nelle Isole non fa differenza. In prigione si sta male, e gli spazi si riducono in maniera impressionante. E allora non è raro trovare detenuti costretti a dormire al terzo piano di un letto a castello che quasi sfiora la volta oppure sul materasso poggiato sul pavimento.

"Le carceri scoppiano nuovamente - spiega Riccardo Arena, avvocato penalista e conduttore di Radiocarcere la trasmissione che va in onda ogni martedì su Radio Radicale - i dati parlano di quasi 59mila presenze con un trend di entrate destinato ad aumentare e con una situazione ormai al limite".

Racconta anche alcune storie Riccardo Arena. Sono quelle che, ogni martedì, legge in diretta nel corso della sua trasmissione, dando voce a chi sta dietro le sbarre."Mi risulta che sino a qualche tempo fa a Sulmona ci siano stati casi con quattro letti in una cella singola e detenuti costretti a sistemare il materasso per terra perché non c’era spazio". Oppure il caso di Roberto, detenuto a Lecce e invalido al cento per cento. "Mi ha scritto la lettera un compagno di cella - racconta Arena - dice che lo vede spegnersi pian piano. Ma una persona con questo grado di invalidità dovrebbe stare altrove non in carcere".

Eppoi c’è il caso del carcere dell’isola di Favignana in provincia di Trapani. "A cinquanta metri dalla piazzetta c’è il carcere invisibile - racconta - e sapete perché? È sotto terra. Le celle sono sotterranee. Pensate che i detenuti sentono che arrivano gli aliscafi perché in cella si sente in maniera molto forte il suono delle onde che si infrangono sugli scogli".

Un carcere limite che può contenere 95 persone e a ottobre (dati di Radiocarcere) ne aveva 120, 9 dei quali imputati, 80 condannati e 30 internati, con la misura di sicurezza. "Questo carcere, dove per vedere la luce anche durante l’ora d’aria bisogna saltare, deve essere chiuso - continua ancora - l’aveva detto lo stesso ministro Castelli tre anni fa".

Sulla stessa lunghezza d’onda di Riccardo Arena anche Fabio Pagani della Uil penitenziari della Liguria che descrive il carcere di Marassi "come una pentola a pressione pronta a scoppiare". "Lo ribadiamo e confermiamo - dice - a oggi sono ottocento i detenuti ristretti e tale sovrappopolamento determina condizioni inenarrabili". Con celle che "somigliano sempre più a pollai e detenuti ammassati in spazi sempre più ristretti". Le prese di posizione non si fermano qui.

"Ossia siamo alla soglia pre indulto - dice Francesco Quinti responsabile settore penitenziario della Funzione pubblica Cgil - e a questo punto ci si chiede cosa farà il governo". Quiti aggiunge: "Il ministro dice da tempo che questo problema sarà affrontato con la costruzione di nuove carceri. Ebbene, dato che per costruire una nuova struttura detentiva ci vogliono tra i 9 e i 13 anni, nel frattempo queste persone dove saranno sistemate? Si continuerà ad ammassarle in spazi sempre più ristretti?".

Patrizio Gonnella, presidente di Antigone non ha dubbi: "Ho visitato assieme all’assessore regionale alla Sanità del Lazio il carcere di Regina Coeli - spiega - ebbene, abbiamo trovato una situazione al limite della sopportazione". Un esempio?"In una cella di 15 metri quadrati ci stanno sei persone sistemate in letti a tre piani - dice - inoltre altre persone strette in spazi angusti che non dovrebbero essere neppure destinati alla detenzione".

Non è comunque tutto. "È chiaro che ormai si stia sempre più stretti, e se passa il pacchetto sicurezza e il decreto Carfagna sulla prostituzione non ci sarà più spazio. La speranza - conclude - è che non ci sia un passaggio, cosa tentata anche in passato, verso la privatizzazione delle carceri. Questo sarebbe veramente deleterio".

Roberto Loddo ha detto...

Sappe; le riforme strutturali non sono più rinviabili



Il Velino, 28 dicembre 2008



"Condividiamo l’assunto secondo il quale una riforma organica del sistema giustizia del Paese non è ormai più rinviabile. In tale contesto, un ruolo fondamentale dovrà essere dedicato alla rivisitazione delle politiche penitenziarie italiane, che necessitano di riforme strutturali non più rinviabili. Il nostro auspicio è che una riforma della giustizia e del sistema penitenziario nazionale avvenga con il contributo sinergico di maggioranza ed opposizione parlamentare, atteso che su queste priorità le formazioni politiche devono far prevalere gli interessi del paese agli schematismi ideologici di parte".

Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe. "Svanito l’effetto insulto, le carceri italiane sono tornate a riempirsi. Il fallimento delle politiche penitenziarie del paese è ben evidente nei numeri attuali. Sono infatti ormai quasi 58 mila i detenuti presenti nei 205 penitenziari italiani (case circondariali, di reclusione, istituti per le misure di sicurezza) a fronte di una capienza regolamentare di circa 43mila posti. Ben 8.101 sono i detenuti presenti in Lombardia (capienza regolamentare 7.677 posti), 7.172 in Campania (6.720 i posti regolamentari), 6.843 in Sicilia, 5.341 nel Lazio, 4.544 in Piemonte, 3.456 in Puglia, 2.254 in Calabria, 3.742 in Toscana, 2.968 in Veneto. E anche sul fronte personale che lavora nelle carceri i dati sono altrettanto allarmanti".

"La differenza tra il personale di Polizia penitenziaria effettivamente in forza e quello previsto registra una carenza di 4.425 Agenti uomini e 335 Agenti donne. Le carenze di Baschi Azzurri più consistenti si registrano in Lombardia (circa 1.200 unità), Piemonte (900) Emilia Romagna, Toscana, Veneto e Liguria. Anche il personale amministrativo e tecnico è fortemente sotto organico di ben 2.300 unita. È quindi evidente come la mancata adozione di provvedimenti strutturali da parte di governo e Parlamento per modificare il sistema penitenziario contestualmente all’approvazione dell’indulto abbia riportato le carceri italiane a livelli di sovraffollamento insostenibili. Il Sappe auspica quindi che la questione penitenziaria sia posta tra le priorità d’intervento della riforma della giustizia annunciate dal premier Berlusconi, prevedendo in particolare le necessarie modifiche del sistema penale - sostanziale e processuale - che rendano stabili le detenzioni dei soggetti pericolosi affidando a misure alternative al carcere la punibilità dei fatti che non manifestano pericolosità sociale. Che si trovino soluzioni concrete al problema degli stranieri detenuti (che rappresentano oggi circa il 40 per cento della popolazione carceraria) mediante accordi internazionali che consentano concretamente l’espiazione delle pene nei paesi di origine".

"Ma soprattutto che si impegnino ad assumere almeno 3.000 nuovi poliziotti penitenziari, stante la grave carenza di personale che si registra nel paese". Capece sottolinea che se la strada del governo in materia di deflazione dei penitenziari è quella di costruire nuovi carceri, questo vuol dire necessariamente assumere nuovo personale, di polizia e del comparto ministeri (oggi entrambi nettamente sotto organico), vuol dire stanziare fondi e risorse. "Vorremmo sapere come il governo intende muoversi, visto che è addirittura previsto, nella Finanziaria approvata quest’estate, una netta riduzione ai fondi riservati all’amministrazione penitenziaria. La questione generale del sovraffollamento, infatti, non può trovare esclusiva risposta nello sviluppo dell’edilizia penitenziaria. Ciò non solo per la mancanza di risorse economiche proporzionate alle esigenze e per i tempi lunghi di esecuzione dei lavori, ma anche per la carenza di risorse umane, specificamente Polizia penitenziaria e personale del comparto ministeri, necessarie per la gestione delle nuove strutture. Se, quindi, le attuali dotazioni organiche sono già insufficienti per le esigenze relative all’epoca della loro individuazione, non vi è dubbio che la situazione sia andata ancor di più aggravandosi a seguito dell’apertura, dopo il 2000, di nuove strutture penitenziarie, della realizzazione dei nuovi padiglioni detentivi e della ristrutturazione di sezioni detentive inutilizzate. L’auspicio del Sappe - conclude Capece - è una espansione dell’esecuzione penale esterna, ossia il sistema delle misure alternative, che può essere incentivata offrendo garanzie di sicurezza credibili sia dal giudice che le dispone, sia dalla stessa collettività. Sto parlando di un controllo permanente, cioè di una verifica puntuale di dove il condannato si trovi e di che cosa faccia coinvolgendo sempre di più la Polizia penitenziaria. Altro impulso allo sviluppo dell’area dell’esecuzione penale esterna potrebbe essere dato anche avvalendosi di sistemi di controllo tecnologici come, ad esempio, il braccialetto elettronico".

Roberto Loddo ha detto...

Dap; iniziativa su prevenzione dei suicidi in carcere



Comunicato stampa, 28 dicembre 2008



La Direzione Generale dei detenuti e del trattamento del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria in data 18 dicembre ha inviato una nota ai Provveditori regionali e agli assessorati regionali alla salute sulla questione della "Prevenzione dei suicidi e tutela della vita e della salute delle persone detenute e/o internate", in un momento di costante crescita della popolazione carcerata, che precede una iniziativa nazionale prevista per il mese di febbraio.

Sull’iniziativa da produrre - e per un confronto ed una riflessione in tal senso - si sono ritrovati al Dap, convocati dal Direttore Generale Sebastiano Ardita, in qualità di esperti: il presidente del Comitato Europeo Contro la Tortura, Mauro Palma; il presidente della Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, Claudio Messina; il suo fondatore, Livio Ferrari; il rappresentante dell’Associazione Antigone, Stefano Anastasia; oltre ai funzionari del Dap Immacolata Cecconi, Bruna Brunetti e Giulio Starnini.

Roberto Loddo ha detto...

Palestina: missile distrugge il carcere di Hamas, detenuti morti



Apcom, 28 dicembre 2008



Secondo la tv satellitare al Jazeera nel violento raid dell’aviazione israeliana che stamane ha distrutto il 50% del complesso di edifici al Saraia che ospitano il quartier generale della struttura di sicurezza di Hamas, a Gaza City, un missile avrebbe "raso al suolo anche il carcere principale" del movimento radicale islamico palestinese.

La tv araba che parla di 4 palestinesi "certamente" uccisi, non esclude che "sotto le macerie del carcere" ci siano numerosi detenuti che sarebbero "con ogni probabilità" morti. Le immagini trasmesse dalla tv palestinese Ramattan mostrano grandi cumuli di macerie dalle quali si alzano colonne di fumo. Si vedono inoltre giovani barbuti, che con borse in mano escono rapidamente dagli edifici non crollati. La tv araba, riferisce che miliziani di Hamas "hanno circondato immediatamente il complesso" impedendo ai giornalisti di avvicinarsi al luogo.

Roberto Loddo ha detto...

Per invio materiali e informazioni sul notiziario
Ufficio Stampa - Centro Studi di Ristretti Orizzonti
Via Citolo da Perugia n° 35 - 35138 - Padova Tel. e fax 049.8712059
E-mail: redazione@ristretti.it

Don Ettore Cannavera, riflessioni da "La Collina"

L'Associazione 5 Novembre, ha intervistato Don Ettore Cannavera, fondatore della comunità di accoglienza "La Collina", rivolta a giovani-adulti, di età compresa tra i 18 ed i 25 anni, che vengono affidati dalla Magistratura di Sorveglianza come misura alternativa alla detenzione. Un interessante intervista sui temi della Giustizia, del Carcere, del precariato giovanile e della cultura della Solidarietà e dell'accoglienza.