
L'idea della mediazione quale alternativa al sistema penale è una idea maturata tra i criminologi abolizionisti scandinavi. Circa 20 anni fa in Italia fu pensato e approvato un nuovo codice di procedura penale minorile. Esso tentava di residualizzare la risposta carceraria per i minori. Individuò vie alternative alla pena e al processo. Tra queste ultime, su diretta importazione anglosassone, vi era la messa alla prova, che al proprio interno aveva embrioni di quella mediazione penale su cui oggi bisognerebbe riflettere quale via deflattiva al sovraffollamento penitenziario e quale via di uscita all'ipertrofismo penale.
All'articolo 27 del codice di procedura penale minorile è testualmente scritto: "Il giudice provvede alla sospensione e alla messa alla prova sulla base di un progetto di intervento elaborato dai servizi minorili dell'amministrazione della giustizia, in collaborazione con i servizi socio-assistenziali degli enti locali. Il progetto di intervento deve prevedere tra l'altro: le modalità di coinvolgimento del minorenne, del suo nucleo familiare e del suo ambiente di vita; gli impegni specifici che il minorenne assume; le modalità di partecipazione al progetto degli operatori della giustizia e dell'ente locale; le modalità di attuazione eventualmente dirette a riparare le conseguenze del reato e a promuovere la conciliazione del minorenne con la persona offesa. I servizi informano periodicamente il giudice dell'attività svolta e dell'evoluzione del caso, proponendo, ove lo ritengano necessario, modifiche al progetto, eventuali abbreviazioni di esso ovvero, in caso di ripetute e gravi trasgressioni, la revoca del provvedimento di sospensione".
Essere contrari alla messa alla prova perché forse, eventualmente, chissà qualche amico alla lontana di Berlusconi potrebbe usufruirne è pazzesco. La messa alla prova non è una mini-amnistia come ha scritto Repubblica. L'asse Travaglio-Di Pietro-Repubblica ha orientato male e spostato a destra l'elettorato democratico. Questo governo ha proposto e fatto mille cose gravissime sul terreno della giustizia e della sicurezza: pendono alle Camere provvedimenti intrisi di razzismo istituzionale. Eppure, tranne la voce isolata di Gad Lerner, pesa il silenzio di quell'asse. Repubblica ha sdoganato il razzismo di sinistra. Nel novembre del 2007 sul suo blog il leader di Idv, Antonio Di Pietro, scrisse: "Gli irregolari vanno rimpatriati. Chi arriva in Italia deve avere un alloggio e un lavoro, non siamo il vespasiano d'Europa." Non so se il Guardasigilli avesse fini reconditi o qualche amico da mettere alla prova. Di sicuro per un incensurato che commette un reato per il quale è prevista una pena inferiore a quattro anni la probation è una misura seria. Purtroppo non altrettanto serio è il dibattito sulla giustizia in Italia inquinato dagli interessi personali di Berlusconi e dal qualunquismo securtario di certa parte della sinistra.
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