sabato 20 settembre 2008

Rivolta dei migranti nel Cpa di Elmas


da Sardegna Oggi
Giovedì, 18 settembre 2008

Una manifestazione di protesta, con danneggiamento delle strutture, è avvenuta ieri notte nel Centro di prima accoglienza (Cpa) di Elmas. Ad attuarla un folto gruppo di immigrati extracomunitari tenuti a bada da Polizia e Carabinieri intervenuti in tenuta antisommossa. La protesta si è conclusa dopo più di un'ora. La situazione è ora tornata alla normalità e sono già una decina le denunce per danneggiamento, mentre è in atto un programma di trasferimenti degli immigrati nei centri della Penisola.

La manifestazione di protesta, iniziata durante la notte poco prima dell'una, è durata sino alle 3 e grazie all'intervento di carabinieri e polizia la situazione è tornata alla normalità verso le 5. Il secondo piano del Cpa di Elmas, che ospitava 87 clandestini algerini, è inagibile: sono state infrante le finestre, i tavoli, le porte,lanciati nel vuoto i materassi, devastata l'infermeria dalla quale sono stati portati via strumenti e farmaci.

Il Cpa di Elmas è un Centro di prima accoglienza e di soccorso per i clandestini, ma poi questi devono essere trasferiti nella penisola, ed è quello che hanno chiesto con la protesta di questa notte gli algerini che non vogliono restare, se non per pochi giorni, in Sardegna.

Sono già una decina le persone denunciate con l'accusa di danneggiamento per la rivolta. Sono stati individuati dagli agenti della Polizia di Stato grazie anche alle immagini delle videocamere di sorveglianza situate nel secondo piano della palazzina all'interno dell'aeroporto militare Elmas. Per altri 15 sarebbero già pronti, invece, i provvedimenti di espulsione dal territorio italiano. Intanto si sta definendo il programma di trasferimenti verso altri centri della Penisola degli 87 immigrati algerini che hanno partecipato ai disordini. Una dozzina partono nel tardo pomeriggio per essere trasferiti nelle vicinanze di Roma, mentre un altro gruppo di 25 partirà domani con destinazione Bari.

Intanto il Sindacato italiano appartenenti alla polizia (Siap) con il segretario nazionale, Massimo Zucconi Martelli, chiede “con urgenza di chiarire la situazione del Cpa di Elmas dove lavorano solo otto operatori delle Forze dell'Ordine, a fronte di oltre un centinaio di immigrati presenti”. “Era quasi ovvio attendersi che fatti simili potessero verificarsi - afferma - occorrerebbe una task force con non meno di 50 uomini sul posto pronti ad intervenire e reagire in situazioni come quella che si è verificata questa notte”.

(nell'immagine) Joan Miró "Carnevale di Arlecchino"

4 commenti:

Roberto Loddo ha detto...

Don Ciotti: l’importante è avere tutti più coraggio!

Asca, 19 settembre 2008

Stasera alle ore 20, a Velletri, in piazza San Clemente è prevista una serata animata dall’esperienza di Don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e presidente di Libera. La serata si inserisce nelle iniziative per il terzo anniversario dall’inaugurazione del progetto San Lorenzo della Caritas Diocesana di Velletri-Segni, che ricorre il prossimo 23 settembre.

"L’anno appena trascorso ha visto volontari, operatori e detenuti della casa circondariale di Velletri, impegnati a collaborare per aprirsi all’esterno delle mura del carcere, in una parola, alla società. Oltre alle attività di sostegno morale e materiale ai detenuti e alle loro famiglie all’interno e all’esterno del carcere - scrivono - sono stati organizzati vari incontri nelle scuole, rappresentazioni teatrali e cineforum occasioni per raccontare e riflettere insieme su cosa siano concretamente la giustizia e il carcere in Italia. Riflessioni importanti in un momento in cui - con l’approvazione del cosiddetto "pacchetto sicurezza" - sono state approvate anche delle modifiche, che negativamente restringono le possibilità di trattamento all’interno degli istituti penitenziari".

Roberto Loddo ha detto...

Immigrazione: "l’Italia maltratta i bimbi rom" rissa in Senato



La Repubblica, 19 settembre 2008



"In Italia i carabinieri maltrattano i bambini rom, li prendono per i piedi e li mettono con la testa nell’acqua". "Come si permette? Non è vero niente. È in Olanda che fate ben di peggio". Da questo botta risposta avvenuto, ieri, al Senato, fra l’eurodeputata olandese verde Els de Groen, e Mario Pescante, Pdl, ("Lei forse si sbaglia con Auschwitz"), è nato un caso politico. Tanto che, in serata, dalla Polonia dove si trova per un visita proprio al campo di Auschwitz, è intervenuto anche il presidente del senato. "Mai mi sarei atteso - ha dichiarato il senatore Renato Schifani - che in una sede così autorevole sarebbero state mosse accuse non veritiere ed immeritate nei confronti dell’Italia, da ospiti di altri Paesi".

Scenario dello scontro, Palazzo Madama. Qui erano state invitate alcune decine di europarlamentari per parlare con deputati e senatori delle commissioni Affari costituzionali e Politiche Ue di tre temi caldi in tema di sicurezza. Il censimento dei rom, l’aggravante della clandestinità. E i decreti su rifugiati, libera circolazione e ricongiungimento familiare che il governo vuole correggere dopo aver ascoltato il parere dell’Europa.

Durante lo scontro era presente, però, anche una "abusiva", come s’è definita la stessa Rita Bernardini, ex segretaria dei radicali. "È vero - ha spiegato la deputata radicale - non ero fra gli invitati. Ma quando mi sono presentata, nessuno mi ha detto niente. E così ho registrato tutto il match fra la de Groen e i politici italiani, e l’ho pubblicato su radio radicale".

Lo scambio di battute al vetriolo è scoppiato quando la deputata olandese della Commissione per le libertà civili, giustizia e interni, Els de Groen, ha accusato i carabinieri italiani di essere ricorsi anche alla tortura nei campi rom, infilando la testa di minori dentro secchi pieni d’acqua. L’intervento della eurodeputata (definito "pieno di accuse infondate"), è stato interrotto da numerosi politici italiani. "Si confonde con Auschwitz - le ha replicato il deputato del Pdl Mario Pescante - perché cose come quelle che racconta forse accadevano lì, non certo in Italia" E ancora: "Se fosse venuto un parlamentare italiano a rivolgere queste accuse al parlamento olandese contro le autorità del luogo, non credo che gli avrebbero permesso di intervenire come sta facendo lei".

Els de Groen, per nulla intimorita, non s’è fermata, ma ha continuato ad accusare l’Italia di "comportamenti disumani nei confronti del popolo nomade", ricordando il caso "dei sei rom che a Verona hanno denunciato di essere stati torturati dai carabinieri". E criticando aspramente i provvedimenti presi dal governo italiano, "a cominciare dall’aggravante della clandestinità prevista nel pacchetto sicurezza". "Le sue accuse - l’ha ancora interrotta Pescante - sono un insulto per il nostro Paese". Mentre al Senato si svolgeva il match fra la deputata olandese e Pescante, alla Camera il capogruppo della Lega, Roberto Cota, presentava una mozione per chiedere "test d’accesso per gli studenti stranieri nelle scuole dell’obbligo". E, in caso di bocciatura, "la frequenza in una "classe ponte".

"In queste classi ad hoc - ha precisato Cota - si studierà l’italiano". Si svolgeranno corsi "per la diversità morale e la cultura religiosa del Paese accogliente". E ci saranno lezioni "per l’educazione alla legalità, alla cittadinanza, al sostegno alla vita democratica, al rispetto delle tradizioni territoriali e regionali".

Roberto Loddo ha detto...

Monza: "detenuto" in commissariato, ammanettato a un palo



Corriere della Sera, 19 settembre 2008



Le serrature delle celle di sicurezza sono così malandate, trasandate, rabberciate, che si possono aprire dall’interno. Ma il ragazzo che vedete nella foto tonda, un immigrato, nelle celle di sicurezza non c’è mai entrato. Non c’era posto. Erano strapiene. E così gli agenti l’hanno ammanettato dove capitava. A un palo, una qualunque colonna nel corridoio d’ingresso. Tra persone con in mano denunce, tra gente in attesa del rinnovo del passaporto, tra poliziotti e bicchieri di caffè, interrogatori, faldoni, inchieste aperte e inchieste chiuse.

Garantisce Fabio Sgrò, segretario provinciale del Siap, che l’immagine, un’immagine choc, che ha fatto e farà discutere a lungo, "è stata scattata da un agente iscritto al mio sindacato". Nessun fotomontaggio, dice Sgrò. Niente ritocchi. Men che meno ritocchi ad arte, per "caricare" la protesta, gonfiarla, darle fiato. Quel che vedete, "è realmente avvenuto".

E proprio partendo dall’immagine, ieri mattina, il Siap, ha organizzato un presidio per (ri)lanciare l’allarme del commissariato di Monza. Volantini, cori, striscioni. E "rabbia, tanta rabbia". Monza è una città che conta 120mila abitanti e che tra pochi, pochissimi mesi, nella prossima primavera, diventerà Provincia. Ma se molte sedi della nuova creatura istituzionale sono già pronte, la Questura "non ci sarà ancora per lungo tempo". Al suo posto, "resterà il commissariato". Dove, come dimostra la foto, "la situazione è drammatica".

Sempre secondo quanto raccontato dal Siap, l’immagine risale allo scorso inizio anno, ma da allora a oggi "è ricapitata altre volte". Succede così, in certi giorni: le celle di sicurezza, probabilmente in conseguenza di una tornata di arresti e di retate nel corso della notte, non sono fruibili. La pattuglia rientra. In compagnia di un fermato. Il suo posto, sarebbe nelle celle di sicurezza. "No, lì no, non si può". E allora, dove?

Dove capita. Ecco, per esempio qui. C’è una colonna, è un punto di passaggio, sì, ma non troppo, magari non dà eccessivamente nell’occhio. L’immigrato viene ancorato alla colonna. E lasciato così. Se più tardi, casomai, qualcuno verrà portato via, magari, ci sarà il trasferimento nelle celle di sicurezza. In ogni modo, "non c’è soltanto il caso di Monza. Questa è una situazione comune a molti commissariati". E però, "oltre alle celle di sicurezza fuori uso, quello di Monza conta altri nodi irrisolti". Sebbene gli archivi siano stipati di carta e faldoni, l’impianto antincendio è fuori norma e come se non bastasse il personale in servizio è "sottodimensionato rispetto alle esigenze".

I numeri, come detto, mettono in drammatico risalto la sola pattuglia a turno per una città di 120 mila abitanti. Al momento, soluzioni a breve termine non se ne vedono. Il dirigente, Vincenzo D’Agnano, ha spiegato di avere appena avuto un incontro con Luigi Piscopo, il "commissario prefettizio che sta seguendo la costituzione della nuova Provincia brianzola e i responsabili del Provveditorato opere pubbliche".

Il motivo della riunione era proprio quello di discutere i ritardi dei cantieri per la nuova Questura e le condizioni critiche del commissariato di viale Romagna. Il risultato finale è stato il via libera a un progetto di riqualificazione dell’edificio che dovrebbe andare in porto nel giro di pochi mesi. "Non sono in grado di dire quando partiranno i cantieri - dice -, ma la procedura è a buon punto". E in attesa della nuova "Questura, la sede attuale sarà sicuramente riorganizzata con nuovi spazi".

Roberto Loddo ha detto...

i trans contro il dl Carfagna; scenderemo in piazza



Redattore Sociale - Dire, 19 settembre 2008



Le associazioni napoletane contro il provvedimento: "La prostituzione è esercitata soprattutto da persone discriminate senza alternative o in gravi situazioni di disagio economico e sociale".

"Se passa il disegno di legge del ministro Carfagna, noi siamo finite". Non usa mezzi termini l’Associazione Transessuali Napoli che ieri, insieme a Gesco, Dedalus, M.I.T. Napoli, Priscilla e Cantieri sociali, ha promosso un incontro per discutere e contrastare la strategia proposta dall’amministrazione comunale in materia di sicurezza. Se approvato, infatti, il pacchetto sicurezza darebbe attuazione, a livello locale, al decreto Maroni-Carfagna, prevedendo, tra l’altro, sanzioni severissime, da una multa ad alcuni giorni di prigione, per chi si prostituisce per strada, per chi adesca e anche per chi contratta con le prostitute.

"Crediamo - sostiene la vicepresidente dell’associazione napoletana che rivendica i diritti dei trans Loredana Rossi - che mandare le lucciole al chiuso vietando la prostituzione in strada non sia una risposta adeguata, anche perché in nome della sicurezza, o meglio del decoro, si finisce per tutelare ancora meno le prostitute, esse stesse spesso vittime di episodi di microcriminalità". "Siamo disposte anche a scendere in piazza per far valere il nostro diritto a condurre una vita dignitosa", continua la portavoce dei transessuali, che lancia una provocazione: "Magari andiamo tutte davanti al carcere di Poggioreale e ci arrestano, così risparmiamo sulle spese di vitto e alloggio".

Presente ieri all’affollato incontro presso la sede di Gesco anche il responsabile della cooperativa sociale Dedalus Andrea Morniroli, che rilancia l’idea dello zoning: l’individuazione di quartieri specifici della città, tra quelli a più bassa vivibilità, dove si possa concentrare chi lavora in strada. "La prostituzione - sostiene - è esercitata soprattutto da persone discriminate che non hanno alternative, come, appunto, le transessuali, o in gravi situazioni di disagio economico e sociale: occorre offrire possibilità di inclusione sociale, percorsi di fuoriuscita, e non colpire queste persone".

Sull’argomento è intervenuta anche Elena Coccia, avvocato dell’associazione Giuristi Democratici: "L’amministrazione locale, così come quella centrale, ha una visione della sicurezza completamente diversa dalla percezione della gente, che si sente insicura a Napoli perché vive in una città dove ti può crollare addosso un palazzo da un momento all’altro, dove puoi voltare l’angolo di casa ed essere rapinata o violentata". "Il problema - continua - non sono certo i writers, o i senza dimora che stanno alla stazione, meno ancora le prostitute che fanno mostra di sé, soprattutto in confronto ai tanti manifesti pubblicitari in cui la donna è un oggetto. A tutte queste persone il comune, lo stato offrono forse un’alternativa?".

Don Ettore Cannavera, riflessioni da "La Collina"

L'Associazione 5 Novembre, ha intervistato Don Ettore Cannavera, fondatore della comunità di accoglienza "La Collina", rivolta a giovani-adulti, di età compresa tra i 18 ed i 25 anni, che vengono affidati dalla Magistratura di Sorveglianza come misura alternativa alla detenzione. Un interessante intervista sui temi della Giustizia, del Carcere, del precariato giovanile e della cultura della Solidarietà e dell'accoglienza.