domenica 7 settembre 2008

Forlì: purtroppo è vero, "drogato" fa morte inumana in cella


Francesco Morelli
Ristretti Orizzonti, 6 settembre 2008

La prima segnalazione, arrivata ieri mattina, descriveva uno scenario così vergognoso da sembrare quasi incredibile, tanto che abbiamo riportato la notizia in maniera molto asciutta e prudente, invitando però i nostri lettori a darci una mano per fare luce sul caso della "presunta morte" di un detenuto nel carcere di Forlì.


Molti di voi si sono attivati - per questo vi diciamo un "grazie" collettivo - ed è arrivata, purtroppo, piena conferma a ciò che non volevamo fosse vero: una morte orribile, che fa venire in mente i peggiori racconti dei manicomi e dei lager, di internati espropriati della dignità umana, di "regole" e "abitudini" che schiacciano ogni residuo di sensibilità e finiscono per giustificare anche l’ingiustificabile (leggete l’articolo della "Voce di Romagna", sotto riportato). Ma cosa stanno diventando le carceri italiane? Dei manicomi? Dei "Centri di detenzione per immigrati", come ha detto Luigi Pagano, Provveditore Regionale del Dap per la Lombardia? Dei lazzaretti, nei quali relegare i "drogati"? Dei "grandi depositi di carne umana", come denuncia il sociologo svedese Thomas Mathiesen?


Adolfo Ferraro, direttore dell’Opg di Aversa, ha dichiarato ieri - con evidente sollievo - che con la riforma della sanità penitenziaria è diventato primario dell’Asl e, quindi, ora può anche "rifiutare nuovi ricoveri, se in Opg non c’è posto". Nel frattempo, il direttore di un altro carcere, quello di Sulmona, denuncia l’insufficiente assistenza psichiatrica per i detenuti, tanto da ritenere l’istituto che dirige "inadatto ad accogliere soggetti psicotici".


Infine, il Sindacato della Polizia Penitenziaria Osapp rivela lo scandalo del carcere di Aosta, dove nel mese di agosto ci sono state "162 ore di vuoto sanitario", perché "tutti i medici erano in ferie e il dirigente sanitario assente per malattia". Ad Aosta sono recluse 150 persone e, per 8 giorni consecutivi, hanno dovuto "essere sani"… per forza! Agosto è finito ("grazie a Dio", pensano i detenuti, sopravvissuti anche quest’anno all’abbandono… feriale), sono tornati al lavoro i medici e gli altri operatori, i giudici, e anche gli amministratori e i politici.


Quello che chiediamo a tutti - al di fuori da ogni retorica - è di prestare molta molta attenzione a ciò che sta succedendo nelle carceri, a ciò "che stanno diventando" le carceri italiane, perché se tutti auspicano una "rieducazione" dei detenuti è improbabile si riesca a realizzarla se gli istituti di pena assomigliano sempre di più a dei manicomi, o a dei lazzaretti. Tragedie come quella di Forlì non rappresentano la norma - e ci mancherebbe altro! - però possono succedere, come si è visto succedono, e già questo è inaccettabile, per noi e per tutti coloro che credono - con Voltaire e Dostoevskij - che "il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri".


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