Lettera aperta di Roberto Loddo alle giornaliste e ai giornalisti dell'Unione Sarda
L'Unione Sarda è oggi il giornale più letto della Sardegna. E' un giornale che si è da sempre storicamente contraddistinto da ottime professionalità e competenze. Pur non condividendo la sua linea editoriale, lo leggo e qualche volta ne sono anche stato abbonato. Le sue redazioni contengono buone firme che si fanno leggere con piacere. Ho alcune amicizie tra le giornaliste e i giornalisti che collaborano con questa testata e ho anche avuto modo di condividere momenti di formazione con redattori che mi hanno insegnato molto. Penso spesso al giovane Antonio Gramsci che fece le sue prime esperienze di giornalismo proprio come corrispondente dell'Unione Sarda.
Eppure a volte non basta l'occhio critico per riuscire a concludere la lettura delle ultime righe di alcuni pezzi. Ci vuole anche molto stomaco. La cronaca di un giornale si può fare in tanti modi e con tante scuole di pensiero. Il metodo con cui una redazione privilegia l'ordine dell'importanza delle proprie notizie può essere condiviso o non condiviso da chi legge. Basta non trasformare la realtà. L'unica cosa che non si dovrebbe fare, è strumentalizzare l'informazione per generare consapevolmente guerre tra poveri e stimolare l'odio nei confronti di categorie sociali più svantaggiate. Purtroppo, su certe tematiche trattate dall'Unione, mi è capitato di notare questa disgustosa pratica.
L'articolo di oggi, “Per gli zingari una villa con piscina a spese del comune”, mi ha riportato alla mente tantissimi altri titoli, prime pagine e pezzi di poche righe in cui viene esercitato un linguaggio lontano anni luce dal giornalismo. Le modalità scelte per trattare la “Questione Rom” in Sardegna hanno un sapore profondamente razzista e xenofobo. Chissà se questi giornalisti e queste giornaliste sanno che che il dato costante della storia del popolo Rom è sempre stato quello determinato dell'esclusione e dall'emarginazione. Una storia triste evidentemente solo per chi ne è a conoscenza e non per chi la ignora o fa finta di non vederla. Riduzione in schiavitù, sterminio, deportazioni. Queste sono alcune dinamiche infelici che accompagnano la storia delle persone prese di mira dall'Unione Sarda.
Una storia di esclusione e indifferenza che ha origini lontane, dal Medioevo, il nomadismo veniva considerato come la “maledizione di Dio”, fino ad arrivare al periodo buio del Nazismo che trovò una “soluzione finale” programmando scientificamente il loro sterminio. Eppure oggi l'Unione Sarda sembra non tenere conto di un popolo sofferente e martoriato. Chissà se il giornalista che oggi ha scritto del casolare diroccato a Flumini conosce questa storia. Chissà se addirittura conosce le due famiglie che provvisoriamente ci vivono. E' a conoscenza questo giornalista delle gravi discriminazioni sistematiche che vivono 12 milioni di cittadini Rom in Europa?
Violazioni sistematiche dei diritti civili e umani in tutti i settori della società. Dal libero accesso all'occupazione agli alloggi, in cui viene perpetrata una strategia di sfratti forzati in ghetti periferici e lontani dalle città. Dalle limitazioni all'accesso al sistema dell'assistenza sanitaria ai servizi pubblici, alla segregazione della conoscenza, della cultura e dell'istruzione. Nutro forti dubbi sulle elementari conoscenze di educazione civica di certi giornalisti e amministratori pubblici che scrivono scrivono dell'ex campo Rom della 554 e poi fanno le battaglie per allontanare questi cittadini dai loro paesi. Come se poi si trattasse dello spostamento o la costruzione di un qualsiasi inceneritore di rifiuti, e non di persone con i nostri stessi diritti.
Forse è il caso che questi giornalisti si rimettano a studiare. Scopriranno che gran parte dei cittadini Rom sono cittadini europei e godono del diritto di libera circolazione. Scopriranno che esiste una risoluzione del parlamento europeo del 2010 sulla situazione dei Rom e sulla libertà di circolazione nell'Unione Europea. Scopriranno che in Europa esiste una carta dei diritti fondamentali e un diritto internazionale in materia di diritti umani che tutela i cittadini Rom. Forse è il caso di diminuire le chiacchiere e aumentare i gesti concreti.
Nessun commento:
Posta un commento