mercoledì 2 febbraio 2011

Vinta una battaglia di Civiltà. Approvata la legge regionale che istituisce il “garante delle persone detenute”.


Dalla Sardegna, dove gli operatori carcerari stanno facendo l'impossibile per evitare situazioni estreme, arriva finalmente un segnale di civiltà giuridica. Nella giornata di ieri 01/02/2011  il Consiglio Regionale approva il testo unificato delle proposte di legge della consigliera regionale Rossomori Claudia Zuncheddu (proposta n. 137 del 19/03/2011)  e della Commissione diritti civili (proposta n. 233 del 25/11/2011), sulla istituzione del Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale.

Il Garante sarà un organo autonomo, esterno e indipendente con il compito di garantire l'effettivo rispetto dei diritti sociali e civili alle persone detenute nelle carceri. Tale figura deve essere scelta fra personalità di alto profilo morale con esperienza nel settore del diritto penitenziario. Al fine di consentirgli un buon operato al Garante devono essere attribuite diverse funzioni, tra le quali la “collaborazione con le istituzioni giudiziarie e penitenziarie”, con le “associazioni e con gli operatori del trattamento intramurale ed extramurale”, con le “direzioni degli istituti” e con gli “agenti e ufficiali della Polizia penitenziaria”, la promozione e il sostegno di iniziative culturali promosse a favore e dai detenuti. Dovrà inoltre favorire l'attuazione dei punti di programma indicati nei vari protocolli di intesa tra il Ministero della giustizia e la Regione autonoma della Sardegna, fra i quali ricordiamo: la territorialità  della pena: problema ricorrente nei nostri dibattiti e a tutt’oggi irrisolto per i sardi, visto che esiste una Legge italiana che non viene applicata in Sardegna; la promozione ed educazione alla salute dei ristretti negli istituti penitenziari della Sardegna; il trattamento di tossico e alcool dipendenti;  l'istruzione;  il reinserimento lavorativo e sociale.

La proposta di Legge nasce dalla drammatica situazione carceraria sarda: un disastro di legalità e giustizia all’interno delle mura che  porta inevitabilmente alla violazione dei Diritti dell’Uomo contemplati dal Diritto Internazionale.

Claudia Zuncheddu – Consigliera Regionale Rosso Mori
Roberto Loddo - Associazione 5 Novembre


Siamo di fronte ad un passo importante, che permetterà di dotare la Sardegna di una figura di tutela fondamentale, sempre più necessaria in un momento come questo che vede la questione carceri trasformarsi in vera e propria emergenza sociale.La proposta di Legge che istituisce la figura del “Garante regionale per i diritti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale”, nasce dalla drammatica situazione carceraria sarda. Un’emergenza,  denunciata non solo dalle associazioni di volontariato, dalle famiglie dei detenuti e dalla stampa, ma da diversi consiglieri regionali che nel corso delle visite agli istituti carcerari della Sardegna hanno potuto rilevare in prima persona. La necessità e l’importanza di istituire la figura del “Garante per i diritti delle persone private della libertà personale” nasce dall'esigenza di creare un collegamento tra i detenuti, le famiglie, le associazioni, le cooperative sociali e le istituzioni. Una figura di mediazione che vigili sul rispetto e l'attuazione dell'Articolo 27 della costituzione, che afferma che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Infatti, il detenuto, conserva integro il diritto alla salute, alla dignità personale, e deve poter accedere, se vuole a trattamenti di recupero e reintegro, anche con lo studio, la formazione, il lavoro in carcere, l’uso del tempo anche in attività di gioco e di socialità con altri detenuti o con operatori volontari laici o religiosi.

Il disastro e l'emergenza nelle carceri sarde. Le carceri sarde vivono un vero e proprio disastro di legalità e giustizia. il sovraffollamento, con esubero di detenuti e carenze di personale, le precarie condizioni igieniche, lo stato di abbandono generale, porta inevitabilmente alla violazione dei Diritti dell’Uomo contemplati dal Diritto Internazionale. Ma di certo la soluzione non è da ricercarsi in  “nuovi” istituti carcerari. Dobbiamo pensare a una Riforma Carceraria seria e adeguata ai tempi, quindi alle profonde trasformazioni sociali e alle nuove esigenze relative alla necessità di depenalizzare i reati comuni come quelli legati alle tossicodipendenze. Dei dodici istituti in Sardegna, tre sono colonie penali, il cui isolamento geografico e la distanza dai centri urbani dotati di strutture sanitarie pone nuovi problemi legati al fatto che attualmente i detenuti, in alta percentuale tossicodipendenti  affetti da patologie infettive gravi, nonché psichiatriche, necessitano di assistenza medica costante e di centri per le emergenze, facilmente raggiungibili.

Le funzioni del garante dei detenuti. Dalla Sardegna, dove gli operatori stanno facendo l'impossibile per evitare situazioni estreme, arriva finalmente un segnale di civiltà giuridica. Nella giornata di oggi, il consiglio regionale approva il testo unificato delle proposte di legge della commissione diritti civili e della consigliera regionale Claudia Zuncheddu. Il Garante sarà un organo autonomo, esterno e indipendente con il compito di garantire l'effettivo rispetto dei diritti sociali e civili alle persone detenute nelle carceri. La figura del Garante deve essere scelta fra personalità di alto profilo morale con esperienza nel settore del diritto penitenziario. Al fine di consentirgli un buon operato al Garante devono essere attribuite diverse funzioni, tra le quali la “collaborazione con le istituzioni giudiziarie e penitenziarie”, con le “associazioni e con gli operatori del trattamento intramurale ed extramurale”, con le “direzioni degli istituti” e con gli “agenti e ufficiali della Polizia penitenziaria”, la promozione e il sostegno di iniziative culturali promosse a favore e dai detenuti. Il Garante dovrà favorire l'attuazione dei punti di programma indicati nei vari protocolli di intesa tra il Ministero della giustizia e la Regione autonoma della Sardegna, fra i quali ricordiamo: la territorialità  della pena: problema ricorrente nei nostri dibattiti e a tutt’oggi irrisolto per i sardi, visto che esiste una Legge italiana che non viene applicata in Sardegna; la promozione ed educazione alla salute dei ristretti negli istituti penitenziari della Sardegna; il trattamento di tossico e alcool dipendenti;  l'istruzione;  il reinserimento lavorativo e sociale.

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