giovedì 31 dicembre 2009

Casamatta di Quartu, un simbolo che non si può abbattere


29/12/2009 - (dall'Unione Sarda)

Oggi la presidente della struttura per disabili mentali chiederà al sindaco di Quartu il ritiro dell'ordinanza Casamatta, Trincas: «Chiusura immotivata» «Non permetteremo la chiusura di Casamatta». Per Gisella Trincas, responsabile della struttura di via Is Arenas a Quartu e iscritta nel registro degli indagati per esercizio abusivo della professione medica, la denuncia è immotivata. «Chiederemo di acquisire le carte, non sappiamo neanche di cosa ci accusano. La nostra non è una clinica, ma una comunità alloggio per persone con handicap e sofferenza mentale: un luogo dove abitare e vivere la quotidianità». Come tale ha sempre avuto, con continue proroghe, un'autorizzazione provvisoria. La legge regionale n° 23 del 2005, sul riordino delle funzioni socio-assistenziali, individuava dei punti fermi per le strutture di questo tipo: i provvedimenti attuativi, però, non sono mai stati emanati.
IL SOPRALLUOGO A luglio - riferisce Trincas - arriva il primo sopralluogo dei carabinieri del Nas, dopo la denuncia dello psichiatra Antonio Tronci dell'ospedale Santissima Trinità, dove si parla di persone denutrite, cibi scaduti. I Nas trovano conferma di uno degli aspetti messi nero su bianco nell'esposto: lì dentro si curano i malati, anche se non ci sono medici. Tornano 13 giorni dopo, «con un atteggiamento aggressivo», racconta Gisella Trincas. Sequestrano le carte e invitano il sindaco di Quartu Gigi Ruggeri a procedere alla chiusura e a trovare ai pazienti una sistemazione alternativa.

OTTO PAZIENTI La struttura ha solo un'autorizzazione (scaduta, secondo le indagini del Nas) per essere una comunità-alloggio, non un luogo di cura. Al momento ospita otto pazienti e non ha neanche i requisiti strutturali: sono presenti scale e barriere architettoniche. «Avevamo previsto l'abbattimento ma ha dei costi elevati: a maggio dello scorso anno, per le difficoltà economiche, avevamo deciso di chiudere. Poi, a causa degli affitti non pagati, è arrivato lo sfratto». Inizia così la ricerca di un altro luogo idoneo. Pochi mesi dopo lo trovano: un appartamento di 280 metri quadri in via Cocco Ortu, privo di barriere architettoniche. Però, in seguito agli articoli apparsi sui giornali, il proprietario ci ripensa.

NO ALL'ORDINANZA Oggi Gisella Trincas incontrerà il sindaco di Quartu per chiarire la questione e chiedere il ritiro dell'ordinanza. «È una questione amministrativa, ma soprattutto politica: Casamatta è un simbolo, dimostra che è possibile un percorso di ripresa in luoghi della normalità. Vogliono colpire me a livello nazionale, in quanto presidente dell'Unasam, Unione nazionale delle associazioni per la salute mentale». I pazienti di Casamatta sono tutti con la loro presidente: «Perché non ascoltano anche noi? Qui abbiamo sempre avuto il massimo della disponibilità'. Credo proprio che il mondo, (intendo noi che al mondo diamo un significato), non vada nella direzione giusta. Leggo nella copia de “L’unione Sarda” del 27/12/2009 della Casamatta di Quartu S. Elena, e scopro che alcune indagini potrebbero portare alla sua chiusura; leggo che le procedure avrebbero portato al riscontro di irregolarità ( scadenza di autorizzazione, cura abusiva degli ospiti..). Ma io, e tantissimi miei colleghi psichiatri dal 1995 in poi abbiamo avuto a che fare con questi ospiti, con gli operatori, con la responsabile Sig. ra Gisella Trincas. I nostri contatti sono avvenuti con le persone, spesso nei Centri di Salute Mentale, a volte nella stessa Casamatta. Io ho dialogato con loro, ho assegnato le cure e ho raccomandato, in termini di prescrizione, che nelle circostanze di una emergenza, dovessero essere somministrati determinati farmaci, per evitare sofferenze inutili e per impedire che da una piccola crisi potesse evolvere una ricaduta nell’acuzie. Esattamente come ho sempre fatto per le persone che vivono all’interno del proprio nucleo familiare, perché di questo si tratta: la dimensione familiare è quello che, più di ogni altra caratteristica, nella realtà della Casamatta, ho sempre apprezzato. Sicuro che le persone con cui condividevo i pochi minuti della visita sarebbero poi tornati in un ambiente in cui tutto, dagli ospiti agli operatori, alla struttura architettonica, al mobilio, ai tempi e modi della quotidianità rimandasse al calore familiare. E tale certezza era tale che poteva ripagarmi dell’angoscia e delusione che, al contrario, mi suscitavano certe situazioni strazianti e devastate insite in alcune famiglie “reali”. O, ancora di più, nell’inferno del carcere, dove spessissimo persone la cui colpa più grande è essere stati vittime del disagio mentale senza alcuna protezione socio- economica, trascorrono mesi di tormenti aggiuntivi tali da compromettere, a volte irreversibilmente, la loro salute psico-fisica (559 suicidi in carcere dal 2000, 71 solo nel 2009). Ma quello che veramente mi viene difficile pensare é che tipo di trasferimento sarebbero costretti ad affrontare gli attuali ospiti della struttura nel caso di un’effettiva chiusura della loro abitazione: loro che nel tempo hanno gradualmente costituito insieme un orizzonte di significati la cui autenticità trova riscontro solo all’interno di una dimensione collettiva, di gruppo familiare, e solo in rapporto ai riferimenti ambientali, di casa, di quartiere, di comunità, attuali. Mi auguro, davvero, che in questo mondo ambiguo, dove spesso si assiste al gioco insignificante tra linee di pensiero vuote, prevalga in questa “piccola”, significativa vicenda la visione dignitosa e umana della Verità.


Aldo Lotta (già psichiatra, operatore C.S.M. A.S.L. 8, sino al 12/08)

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