martedì 4 agosto 2009

Macomer (Nu): lettera dei detenuti islamici "carcere invivibile"


di Piero Marongiu
La Nuova Sardegna, 3 agosto 2009

Dopo la visita effettuata la scorsa settimana dalla commissione regionale per i diritti civili, presieduta da Silvestro Ladu, e quella di appena tre giorni dal numero due del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Sebastiano Ardita, alla Casa Circondariale di Macomer, ieri è emerso un fatto nuovo: una quindicina dei 24 detenuti islamici - condannati o in attesa di giudizio per gravi reati connessi al terrorismo islamico - hanno indirizzato una lettera al sindaco Riccardo Uda in cui denunciano la particolare rigidità del sistema carcerario cui sono sottoposti. I detenuti chiedono un intervento in loro favore che li aiuti a risolvere alcuni dei problemi che contribuiscono a rendere insopportabile la vita all’interno della struttura carceraria.In sintesi, denunciano: "Da oltre quattro mesi stiamo subendo maltrattamenti indescrivibili. Prima di venire a Macomer usufruivamo di tutti i servizi previsti. Qui il vitto islamico non esiste (da quattro mesi mangiamo solo legumi, carne mai), non abbiamo un luogo dove pregare secondo il nostro culto (la libertà di culto è un diritto sancito dalla Costituzione).Le visite mediche vengono effettuate raramente e molti di noi non riescono a fare neppure quelle specialistiche. Il dipartimento ha deciso che noi, detenuti del 270 bis, dobbiamo stare in uno dei tre carceri (Macomer, Benevento, Asti), ma la cosa strana è che in ognuno dei tre istituti il sistema carcerario è diverso. Noi riteniamo che sia un crimine contro l’umanità separare i genitori dai loro figli: molti di noi hanno figli minori che non riescono a vedere. Per la lontananza è quasi impossibile fare i colloqui con i familiari.Se si lavora per il bene della popolazione, perché si condizionano negativamente i nostri figli?". Riccardo Uda, in merito alla lettera, ha detto: "Esprimo loro la mia umana comprensione e mi impegno a portare le loro istanze presso i vertici dell’istituzione carceraria. Purtroppo altro non posso fare".Sulla vicenda, nei giorni scorsi, ha preso posizione anche il segretario provinciale di Rifondazione comunista Giovanna Ticca, insieme a Patrizia Ruiu, del dipartimento per i diritti civili dello stesso partito, che ha denunciato l’inadeguatezza della struttura macomerese e il sistema carcerario particolarmente duro cui sono sottoposti i detenuti islamici, definito "poco differente da quello previsto per il 41 bis".Ardita, invece, aveva detto che la carne viene macellata con modalità islamica e che, anche se non si può parlare di moschea, è stata messa a loro disposizione una sala per il culto.

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