da La Nuova Sardegna del 15/08/09
Niente di nuovo sotto il sole cocente che mette a dura prova la resistenza di quel microcosmo chiamato carcere. Passano gli anni, cambiano i numeri e i dati, ma mai che siano positivi. Sono anzi il segnale di un problema che va trascinandosi di anno in anno senza che i governi che transitano sappiano trovare soluzioni. La visita ferragostana del deputato del Partito Democratico, Caterina Pes, accompagnata dal segretario provinciale di Rifondazione, Giorgio Garau, dal segretario cittadino del Pd, Emilio Naitza, dal rappresentante dell’Associazione “5 novembre per i diritti civili”, Roberto Loddo, e dal delegato nazionale della Uil Penitenziari, Roberto Picchedda, nell’ambito dell’iniziativa promossa dai Radicali italiani alla quale ha aderito l’intero schieramento politico, si chiude con l’ennesima constatazione di inadeguatezza generalizzata. Sovraffollamento, organici di polizia penitenziaria sottodimensionati, struttura arcaica e al limite del collasso sono parole di un vocabolario ormai consolidato. È il verbo delle carceri italiane e che si parli di Oristano o di chissà che altra struttura non fa differenza. I numeri di piazza Manno dicono che a fronte di un carcere che può ospitare 92 detenuti, i reclusi sono ben 114. Tra questi appena 9 sono donne, ma la loro è una situazione tutta particolare in un edificio nato e consolidato per ospitare esclusivamente popolazione carceraria maschile. Prima nota stonata, che fa il paio con quella del numero degli agenti di polizia penitenziaria in servizio. Dovrebbero essere 100, ma l’organico si ferma a 77, di cui appena 4 sono donne. Difficile lavorare in queste condizioni, impossibile mantenere in vita tutti quei diritti che i lavoratori reclamano. Ferie e permessi regolari restano un miraggio. Ma le brutte notizie non finiscono. Da mesi si dice che i soldi per l’Abruzzo ci sono. Non si dice invece da dove saltino fuori. Un esempio è facile da trovare: il primo lotto dei lavori per la costruzione del nuovo carcere che sorgerà a Massama è destinato a slittare. Si era parlato di settembre e di chiusura dei lavori nel 2010, ma bisognerà rivedere i piani e l’ottimismo in casi come questo è solo governativo. La verità è che se ne riparla tra anni. Nel frattempo Oristano vede sottratta al suo patrimonio artistico la reggia giudicale e i detenuti, cosa ben più grave, vivono in condizioni estreme. Alcuni ammassati in celle di pochi metri quadri da condividere con altre sei persone, dove bagni e docce magari sono un miraggio. «Bisogna andarsene - ha affermato il deputato Caterina Pes -. Mi pare però, che al di là dei proclami di facciata, non ci siano né la volontà né le risorse di concludere la storia della struttura di piazza Manno». Pensiero condiviso dagli altri ospiti ferragostani della casa circondariale. Roberto Picchedda (Uil) ha voluto manifestare il proprio plauso all’iniziativa: «Per la prima volta si affronta il problema a 360 gradi. Serve però che il monitoraggio si concluda con una soluzione da garantire al più presto. Il governo non può più essere sordo». E risposte nuove dovrà dare al PD se entro settembre i lavori a Massama non partiranno. Roberto Loddo (5 Novembre) ha spiegato di come sia tradito il significato dell’articolo 27 della Costituzione sulla funzione rieducativa delle pene. Giorgio Garau (Rifondazione) è tornato ancora una volta sul tanto contestato indulto: «Le ricerche dell’Università di Torino dimostrano che la recidività di chi ne ha usufruito è più bassa della media. Ciò che cresce sono invece i suicidi, 45 in tutta Italia». (e.c.)
1 commento:
eh... interesting post.
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