martedì 14 luglio 2009

L'Associazione "5 Novembre" chiede l'istituzione di un Garante per le persone detenute

da Admaioramedia.it

Si è svolta nel piazzale antistante il carcere di Buoncammino la conferenza stampa organizzata dall'associazione per la difesa dei diritti civili “5 novembre”. Hanno partecipato all'incontro con i giornalisti: Roberto Loddo, esponente dell'associazione “5 novembre” e componente del dipartimento diritti civili di Rifondazione comunista, Giuseppe Stocchino, segretario federale del Prc per la provincia di Cagliari, Ivan Lai, capogruppo Prc del Consiglio comunale di Elmas, Antonella Casu, segretaria nazionale di Radicali Italiani e Rita Bernardini, deputata radicale componente della Commissione Giustizia. In rappresentanza degli agenti della Polizia penitenziaria era presente anche Roberto Picchedda, segretario della Uil-Comparto sicurezza. «L'istituzione del garante della libertà personale in Sardegna è una priorità», ha dichiarato Roberto Loddo. «Sentiamo la necessità di una persona terza tra il carcere e il cittadino detenuto, una figura che operi in piena autonomia ed indipendenza di giudizio. Vogliamo un Garante che vigili e promuova i diritti delle persone private della libertà, anche di quelle sottoposte a misure alternative alla detenzione».

La situazione delle carceri italiane è ormai critica, vi sono infatti 14.000 detenuti in più rispetto alla capienza complessiva di tutti gli istituti nazionali. Un numero che aumenta costantemente di 1.000 unità ogni mese. Il sindacalista della Uil Roberto Picchedda ha denunciato come «gli agenti di custodia siano sottoposti ad un alto livello di stress. È impossibile godere dei diritti contrattuali quali il diritto al riposo straordinario o al godimento del periodo di ferie». La parlamentare Rita Bernardini, accompagnata dalla segretaria radicale Antonella Casu, ha visitato nei giorni scorsi i penitenziari di Cagliari e Macomer e il Cpa di Elmas. Le condizioni delle case circondariale sarde non si discostano da quelle della Penisola. Nel carcere cagliaritano, a fronte di una capienza regolamentare di 339 posti, sono presenti 514 detenuti, per la maggior parte italiani e residenti nel sud Sardegna. Una situazione molto diversa quella dell'istituto di Macomer definito «di punizione» dallo stesso direttore. Qui è presente un braccio che ospita venticinque detenuti in attesa di giudizio ed accusati di terrorismo internazionale. A proposito, Rita Bernardini ha stigmatizzato alcuni titoli comparsi su una testata regionale. «Bisognerebbe ricordare ai giornalisti – ha sottolineato con forza la deputata – che definire “terrorista” un detenuto in attesa di giudizio è un reato.

Nel nostro Paese si è innocenti fino ad emissione di sentenza definitiva. Fatto che non si è verificato per nessuno degli ospiti del carcere di Macomer». La presenza di ospiti fede islamica all'interno del carcere del Marghine rappresenta un peso non indifferente per un sistema che non è in grado di garantire una operatività conforme al dettato costituzionale. La visita della della deputata radicale ha permesso ai detenuti accusati di terrorismo di porre delle domande al direttore della struttura. «I detenuti hanno denunciato come la mensa dell'istituto non somministrati carni macellate con le tecniche conformi alla dottrina islamica – ha ricordato la componente della Commissione Giustizia – Un problema per nulla secondario di cui il direttore si è fatto comunque carico». L'istituzione di un Garante regionale potrebbe rappresentare un aiuto concreto per la risoluzione di alcuni problemi che affliggono il circuito penitenziario isolano. Uno su tutti, l'assenza di un sistema sanitario in grado di rispondere alle reali necessità dei vari istituti. Come rimarcato dal segretario del Prc Giuseppe Stocchino: «Il carcere non può e non deve essere l'unica risposta dello Stato per cercare di risolvere i problemi sociali». (mm) (admaioramedia.it)

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Don Ettore Cannavera, riflessioni da "La Collina"

L'Associazione 5 Novembre, ha intervistato Don Ettore Cannavera, fondatore della comunità di accoglienza "La Collina", rivolta a giovani-adulti, di età compresa tra i 18 ed i 25 anni, che vengono affidati dalla Magistratura di Sorveglianza come misura alternativa alla detenzione. Un interessante intervista sui temi della Giustizia, del Carcere, del precariato giovanile e della cultura della Solidarietà e dell'accoglienza.