lunedì 15 dicembre 2008

L’inferno di Elmas in Sardegna, il Cpt della rabbia

di Costantino Cossu
Il Manifesto 11 dicembre 2008

Lo chiamano centro di accoglienza, ma è peggio di una prigione. Chiuso nella zona militare dell’aeroporto, circondato da filo spinato e militari armati, il centro è sovraffollato. All’interno sbarre e il rischio costante di rivolte

Si chiama Ilyes Fanit.
Poco meno di tre mesi fa, la mattina del 25 settembre, è stato messo su aereo che lo ha riportato a casa, in Algeria. Il giorno prima, il 24, davanti a una macchinetta automatica del caffé del centro di prima accoglienza di Elmas, aveva preso a spintoni un poliziotto, dato testate contro la porta dell’infermeria e poi dell’ufficio della polizia scientifica. Le due porte sono state quasi sfondate, Ilyes s’è fatto parecchi lividi. In questura, in cella in attesa del rito direttissimo, ha trovato il modo di ferirsi all’addome. Ha 21 anni, Ilyes, ed è stato condannato a 6 mesi di reclusione con la sospensione condizionale della pena.

Reati contestati: resistenza e violenza a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato. Nella notte tra mercoledì 17 e giovedì 18 settembre c’era anche lui tra gli ottantasette algerini che hanno distrutto mensa, telecamere, porte e uffici del centro in una rivolta improvvisa e violenta. Secondo la questura di Cagliari, la scintilla è scoppiata dopo un battibecco con gli ospiti somali del Cpa: loro liberi di entrare e uscire perché hanno chiesto asilo politico. Clandestini irregolari in attesa di trasferimento nei centri della penisola e «asilanti» s’incontrano solo alla mensa e sempre sotto l’occhio del personale di sorveglianza. La notte della rivolta alcuni somali erano rientrati più tardi e avevano trovato gli algerini in mensa (dopo il tramonto per via del digiuno religioso).


Gli ultimi due piani del centro sono stati devastati. Sono volate le porte, le finestre, sono stati divelti i sanitari, distrutte le telecamere del controllo a circuito chiuso. Gli scontri sono durati sino all’alba e nessun osservatore esterno ha potuto verificare come siano andate realmente le cose. Pochi giorni dopo, Ilyes non ha litigato con i somali. Si è infuriato quando un poliziotto, vedendolo al centro della sala, gli ha detto di andare nella parte riservata ai clandestini irregolari. Ma le cause vere della rivolta sono altre. Il Cpa è sovraffollato e viverci è un inferno.

Il centro di Elmas è stato aperto nel giugno di quest’anno. Serve principalmente a raccogliere i migranti che sempre più numerosi approdano su barche di fortuna sulle coste meridionali della Sardegna. Arrivano soprattutto dall’Algeria. Nel 2007 ne sono sbarcati circa 1800. Per quest’anno non ci sono ancora cifre definitive, ma pare che gli arrivi siano più o meno duemila. La gestione del Cpa è stata affidata a Connecting People tramite il Consorzio Solidarietà di Cagliari, che deve garantire i pasti, le pulizie, l’assistenza sanitaria, la presenza di mediatori culturali. Per la sorveglianza sono impiegati venti poliziotti e altrettanti carabinieri. Dopo la rivolta sono arrivati anche i fanti della Brigata Sassari, truppe scelte già impiegate in Iraq e in Afghanistan.
Le condizioni di vita di chi sta dentro il centro non sono molto diverse da quelle di un carcere. In più molti dei reclusi sono in attesa di capire se avranno diritto all’asilo politico o se saranno costretti al rimpatrio. «Il problema vero - dicono i militanti del Comitato antirazzista nato a Cagliati per difendere i diritti civili dei migranti - è l’aumento dei tempi di permanenza nei centri di identificazione, dovuto alla nuova normativa per gli rifugiato o di protezione umanitaria. Non sapevano dove andare. Pochi quelli che parlavano l’inglese o l’italiano e nessuno conosceva la Sardegna. Sinora solo una comunità francescana ha offerto venti posti letto, largamente insufficienti per il bisogno che cresce».

«Sono - aggiunge Petra - cittadini somali che fuggono da una situazione di guerra di fatto, che vede gran parte del territorio controllata dalle corti islamiche. Oppure eritrei oppositori di un regime che ha assunto i tratti di una dittatura sanguinaria. Tra di loro diversi intellettuali: scrittori, giornalisti, poeti». Gente che non è sbarcata direttamente sulle coste della Sardegna. Per fuggire hanno affrontato un viaggio agghiacciante. A piedi attraverso il deserto del Sudan settentrionale per raggiungere la Libia, la lotta disperata contro la fame, la sete e la fatica, i compagni di viaggio che non ce l’hanno fatta abbandonati, cadaveri, sulla sabbia. Dopo un un periodo non facile trascorso in Libia, in un campo profughi, la traversata via mare su barche scassate sino a Lampedusa. Qui, prima schedati come clandestini e poi smistati ad Elmas, in attesa che la domanda di asilo fosse esaminata. Quando la questura di Cagliari ha aperto i cancelli del centro ai cronisti per fare un po’ di pubbliche relazioni, i fuggiaschi hanno raccontato le loro storie. Alcuni hanno pagato mille e cinquecento dollari per attraversare il deserto e raggiungere Lampedusa, viaggiando per quasi cinque mesi e lasciando la famiglia in patria, con la speranza di trovare in Italia scampo alle persecuzioni e un lavoro. Altri hanno speso duecento dollari per un passaggio in auto dalla Somalia alla Libia, per poi affrontare la traversata fino a Lampedusa con altre centinaia in fuga dalla guerra o dalla povertà.

Tutti, davanti ai taccuini dei giornalisti, hanno parlato dell’Italia come di un Paese di pace, accogliente, dove realizzare il sogno di studiare, lavorare, vivere liberi e sicuri. Erano le prime settimane di permanenza nel centro. Poi le cose sono cambiate. Oggi il futuro fa solo paura.

3 commenti:

Rifondazione Libera ha detto...

Immigrati: in 2 nascosti in stiva da Tunisia a Sardegna
Si erano nascosti nella stiva di uno yacht di 25 metri di un armatore irlandese che aveva fatto scalo ad Hammamet, in Tunisia. Due clandestini di probabile nazionalita’ tunisina sono stati scoperti dall’equipaggio dell’imbarcazione "The Compromise" ieri sera nel porticciolo di Villasimius (Cagliari), durante una sosta prima della partenza per Genova. Il capitano di bordo, insospettito da rumori provenienti dalla stiva, e’ sceso a controllare e si e’ visto sfilare davanti due giovani sui 25-30 anni, scalzi, semisvestiti e affaticati dalla traversata digiuni. I due sono scappati, mentre il comandante avvertiva le autorita’ del porticciolo e l’allarme veniva lanciato ai carabinieri della compagnia di San Vito. Uno dei due e’ stato rintracciato mezz’ora piu’ tardi, mentre l’altro, che ha trascorso la notte all’addiaccio sotto la pioggia e’ stato individuato attorno alle 4 di oggi nelle strade di Villasimius. Entrambi, nel complesso in buone condizioni di salute, sono stati rifocillati in caserma, in attesa di essere trasferiti nel centro di prima accoglienza di Cagliari Elmas per le procedure di identificazione.
Fonte: Repubblica.it

Anonimo ha detto...

Colpi di pistola su due lavoratori ivoriani. Scoppia la protesta
Emerge la drammatica realtà portata alla luce da MSF
tratto: Globalproject.info

Hagi e Ahabib, venerdì 12 dicembre, stavano rientrando nel casolare abbandonato in cui vivono in condizioni disumane, sulla strada che da Rosarno porta a S. Ferdinando. I due lavoratori immigrati della Costa D’Avorio stavano tornando da una lunga giornata di lavoro, sfruttati nella raccolta degli agrumi dai caporalati della zona nella piana di Gioia Tauro.
Da uno Fiat Punto, che poi è si è allontanata a forte velocità, partono alcuni colpi di pistola che feriscono i due immigrati, uno in maniera grave. A sparare, secondo quanto riferiscono gli inquirenti, due italiani.
Entrambi i lavoratori sono stati ricoverati all’ospedale di Polistena.
La notizia corre veloce tra i lavoratori, provenienti per lo più dall’Africa sub-sahariana, che da novembre a febbraio, secondo il rapporto “Una stagione all’inferno” di Medici senza frontiere, arrivano in migliaia per la raccolta di mandarini e arance a 25 euro al giorno. Vivono in casolari e ex-fabbriche abbandonate senza luce, acqua, gas e servizi igienici.
In tre/quattrocento, venerdì sera, scendono in strada e si fronteggiano con polizia e carabinieri in assetto antisommossa, lanciano oggetti, bloccano le strade. La protesta si ferma solo dopo l’incontro di una delegazione dei lavoratori con i commissari prefettizi che attualmente gestiscono il comune di Rosarno (sciolto per infiltrazioni mafiose) e dai rappresentanti delle forze dell’ordine in cui hanno chiesto migliori condizioni abitative e più sicurezza.

Anonimo ha detto...

Decreto Flussi 2008 - 150.000 quote a disposizione
Priorità a colf, badanti e nazionalità riservate. Datori di lavoro stranieri solo se con carta di soggiorno entro il 10 dicembre
Aggiornato al 15 dicembre 2008

E’ stato firmato il 3 dicembre 2008 il testo del decreto flussi per l’anno 2008 pubblicato nella gazzetta ufficiale n. 288 del 10 dicembre 2008.
Il 5 dicembre è poi stata diffusa una circolare eplicativa

La divisione delle quote
150.000 ingressi suddivisi tra:
- 44.600 lavoratori domestici o di altri settori produttivi, provenienti da Paesi che hanno sottoscritto o stanno per sottoscrivere specifici accordi di cooperazione in materia migratoria
Cittadini albanesi 4.500
Cittadini algerini 1.000
Cittadini del Bangladesh 3.000
Cittadini egiziani 8.000
Cittadini filippini 5.000
Cittadini ghanesi 1.000
Cittadini marocchini 4.500
Cittadini moldavi 6.500
Cittadini nigeriani 1.500
Cittadini pakistani 1.000
Cittadini senegalesi 1.000
Cittadini somali 100
Cittadini dello Sri Lanka 3.500
Cittadini tunisini 4.000

- 105.400 lavoratori domestici o di assistenza alla persona, provenienti da altri Paesi



Non vi sarà inoltro di domande
Non vi sarà nessun click day, ma verranno prese in considerazione, scorrendo la graduatoria, soltando le domande presentate fino al 31 maggio 2008 nell’ambito del decreto flussi 2007


I datori di lavoro stranieri solo con carta di soggiorno
Attraverso il sito del Ministero dell’Interno, attraverso questa pagina web [ Vai alla pagina ], a partire dal 15 dicembre ed entro i venti giorni successivi (3 gennaio) i datori di lavoro stranieri dovranno confermare la volontà di assumere un lavoratore dall’estero.
Le domande presentate da datori di lavoro stranieri saranno prese in considerazione solo se:
- Sono in possesso di un Permesso di Soggiorno Ce di lungo periodo;
- Hanno inoltrato domanda per ottenerlo entro il 10 dicembre 2008;
- Sono in possesso della vecchia Carta di Soggiorno;
- Sono in possesso della carta di soggiorno per familiare di cittadino comunitario rilasciata in base al D.Lgs n. 30/2007.

Non è richiesta alcuna conferma per i datori di lavoro italiani.

La procedura di conferma per i datori di lavoro stranieri
Dovrà essere effettuata attraverso un link disponibile sul sito clicka qui.
Non servirà installare nessun programma e neppure effettuare alcuna registrazione.
Sarà sufficiente compilare due moduli.
Nel primo sarà necessario inserire il codice identificativo della domanda inoltrata lo scorso anno, di 12 cifre, ed il relativo codice di verifica, di 32 cifre, contenuti nella ricevuta di avvenuto inoltro della vecchia domanda (il codice potrà essere reperito attraverso il sito nullaostalavoro.interno.it.
Nel secondo modulo si dovranno inserire gli estremi del titolo di soggiorno.

Vai alla Scheda pratica per i datori di lavoro stranieri

Le domande relative al decreto flussi 2008 verranno prese in considerazione solo dopo l’esaurimento delle domande per l’anno 2007, in fase di lavorazione. L’elenco degli Sportelli Unici che avranno chiuso le pratiche 2007 sarà pubblicato sul sito del Ministero.

Confermate quindi dunque tutte le anticipazioni di questi mesi.
Il decreto fa appello proprio al momento di crisi, rilevando la necessità, da un lato di contenere gli ingressi, dall’altro di dare priorità al settore dell’assistenza familiare.
Ma la priorità stabilita si scontra con la suddivisione in quote riservate che si traducono ormai in "quote limitate" visto che riguardano i paesi di maggiore provenienza.
Infatti, colf e badanti provenienti da moldova, filippine o altri paesi inseriti nella lista, dovranno comunque fare i conti con i limiti dei posti disponibili, mentre per le altre nazionalità (per esempio l’Ucraina) i posti sono all’incirca due terzi del totale disponibile.

Inoltre, come è noto la grande maggiornaza degli aspiranti lavoratori è già presente sul territorio nazionale, si tratta quindi di una forma mascherata di regolarizzazione messa in campo però a partire dalle presenze e quindi dalle domande presentate lo scorso anno: migliaia di persone escluse dal precedente decreto ed in attesa di poter concorrere alla conquista di un permesso. Niente da fare invece per chi è entrato irregolarmente o è caduto nell’irregolarità dopo il 31 maggio 2008.
Se lo scorso anno le domande presentate erano circa 740.000, stima che racconta quale sia all’incirca la mole di presenze invisibili, c’è da considerare il fatto che, nell’anno in corso potrebbero essersi accumulate altrettante presenze. Un esercito di irregolari che, dentro la crisi, rischiano di essere alla mercé di sfruttatori e faccendieri.

Vai allo Speciale decreto flussi 2008 di Melting Pot Europa

Don Ettore Cannavera, riflessioni da "La Collina"

L'Associazione 5 Novembre, ha intervistato Don Ettore Cannavera, fondatore della comunità di accoglienza "La Collina", rivolta a giovani-adulti, di età compresa tra i 18 ed i 25 anni, che vengono affidati dalla Magistratura di Sorveglianza come misura alternativa alla detenzione. Un interessante intervista sui temi della Giustizia, del Carcere, del precariato giovanile e della cultura della Solidarietà e dell'accoglienza.