martedì 11 novembre 2008

Nuoro: nove detenute in una sola cella? la direttrice smentisce


La Nuova Sardegna, 10 novembre 2008

Nel carcere di Badu ‘e Carros ci sono 18 donne recluse, ma per nove di loro la detenzione assume contorni ancora più problematici. In nove, infatti, condividono la stessa cella, pensata per ospitare soltanto cinque persone. Queste donne, di diversa nazionalità e provenienza, condividono quello spazio minimo, e tutto ciò che ne consegue. Come si siano ricavati nove letti, non è chiaro; ma il servizio a disposizione di tutte è rimasto uno solo, non si poteva certo chiedere un miracolo di ingegneria carceraria in un penitenziario che, ironia della sorte, per la prima volta ha al suo vertice una donna, Patrizia Incollu. La direttrice ha assunto stabilmente l’incarico appena qualche settimana fa. Sulla presenza di nove donne in un’unica cella, notizia fornita da una fonte interna al carcere, smentisce con decisione.


"Non mi risulta, ho lasciato una situazione normale". Ma non stupisce che su una circostanza del genere i vertici dell’istituto penitenziario non diano conferme. Impossibile negare invece i numeri forniti dallo stesso provveditore penitenziario regionale Francesco Massidda, una settimana fa, nel corso della festa del Corpo di Polizia Penitenziaria. La massima capienza prevista nel braccio femminile è di 13 detenute, il che significa che il numero complessivo di 18 presenti è oltre il tollerabile. Anche a far finta che non siano in nove tutte assieme, da qualche parte la coperta è troppo corta. È una questione di numeri.


Nonostante il carcere sia l’istituzione chiusa per antonomasia, le notizie filtrano. Poche settimane fa si è appreso che un detenuto è stato salvato in extremis da un infarto in corso. Dei tre tentativi di suicidio registrati lo scorso anno nulla era trapelato, e così del tentativo di evasione, sempre l’anno scorso. E a diffondere questi dati non sono agitatori o millantatori: la fonte è la relazione esposta dal comandante delle guardie nel corso della festa del Corpo. E ora, anche sulla condizione di queste donne, forse si pensava nulla potesse venire fuori. C’è di più: sembra siano previsti altri arrivi. E non che sul fronte del personale la situazione sia migliore. Per restare alla sezione femminile, le guardie impegnate sono sette, un numero insufficiente. Complessivamente, il penitenziario ospita circa 300 detenuti, a fronte di un numero definito regolamentare di 274, e tollerabile di 350. La situazione è più grave del periodo pre-indulto.


Mentre la specialità dell’istituto, che in passato ha ospitato buona parte del vertice di Cosa Nostra, dell’eversione di destra e di sinistra, sembra marciare spedita verso questa connotazione. Sono avviati i lavori per la riapertura di una nuova sezione che potrà ospitare altri 80 detenuti. Manco a dirlo, piovono smentite sul fatto che si dovrebbe trattare di reclusi ad alta pericolosità, e sottoposti al 41-bis. Ma la strada sembra tracciata. Unica consolazione, non ci sono bambini in cella. Dei 58 piccoli ospiti con le loro mamme nei penitenziari italiani, nessuno staziona negli istituti isolani. L’ultimo ha lasciato Buoncammino in estate.

Nessun commento:

Don Ettore Cannavera, riflessioni da "La Collina"

L'Associazione 5 Novembre, ha intervistato Don Ettore Cannavera, fondatore della comunità di accoglienza "La Collina", rivolta a giovani-adulti, di età compresa tra i 18 ed i 25 anni, che vengono affidati dalla Magistratura di Sorveglianza come misura alternativa alla detenzione. Un interessante intervista sui temi della Giustizia, del Carcere, del precariato giovanile e della cultura della Solidarietà e dell'accoglienza.