
Dalla Redazione del Centro studi
di Ristretti Orizzonti www.ristretti.it
Il carcere di San Sebastiano è in condizioni disumane: "I carcerati vivono come bestie, il Garante comunale dei diritti dei detenuti non si vede mai e si rifiuta di visitare i reclusi di religione musulmana". La denuncia arriva dalla presidente nazionale dell’Associazione Radicale, Irene Testa, dopo la visita del 15 agosto scorso. Il disagio riguarda anche "le guardie penitenziarie e i familiari dei reclusi, costretti a condividere il degrado".
Nella visita ferragostana i militanti radicali sono stati accompagnati dal deputato del Pd, Guido Melis, che dalle pagine della Nuova ha denunciato a sua volta l’inadeguatezza della struttura e una condizione ai limiti della legalità. "Il grave stato di degrado di San Sebastiano - commenta la presidente radicale - non è una novità per gli addetti ai lavori, ma questo non toglie niente a una situazione drammatica e senza via d’uscita, se non quella del completamento del nuovo carcere di Bancali". La struttura, però, non sarà pronta prima del 2011 e nel frattempo le famiglie dei detenuti, che non dispongono neanche di una sala d’attesa, continueranno ad aspettare l’ingresso per le visite sotto la pioggia invernale o la canicola dell’estate.
Ma la situazione più drammatica resta quella degli ospiti. "Dopo la chiusura del secondo piano nell’inverno del 2007 - aggiunge Irene Testa - i detenuti sono stati trasferiti al primo piano, causando il sovraffollamento delle celle. All’interno del carcere, poi, manca qualsiasi attività lavorativa, le persone con problemi psichici sono rinchiuse in celle di due metri per due, dove accanto ai bagni alla turca vengono allestite le cucine". Dalla visita sono emerse anche altre carenze e i detenuti hanno "manifestato il proprio scontento nei confronti di suor Maddelena Fois", la garante dei diritti delle persone private della libertà, nominata dal Comune nel 2007. Su questo fronte la denuncia dei radicali è netta: "I detenuti credevano che il Garante difendesse i loro diritti e portasse all’esterno il loro di disagio. Invece non è così: i reclusi sanno solo della sua esistenza, sanno che è una suora, ma non l’anno mai vista. Inoltre, dicono che si rifiuta di di visitare i fedeli di religione musulmana".
Per questo, la presidente dell’Associazione radicale, chiede alla Garante "come intende replicare alle critiche delle persone affidate alla sua tutela da quasi due anni". Nuove critiche che piovono sul capo di suor Maddelena Fois, dopo quelle mosse dal sindaco Ganau a ottobre dell’anno scorso. Allora, davanti alla commissione Affari sociali, Ganau tuonò che a distanza di sette mesi dalla nomina "non è stata scritta una sola riga e di ciò che accade a San Sebastiano non sappiamo assolutamente nulla".
Dalla seduta della commissione era emerso anche che suor Maddalena non aveva effettuato neanche una visita, perché non poteva entrare in carcere senza le autorizzazioni preventive, e che le era più facile accedere da semplice volontaria, pittosto che da Garante. San Sebastiano ha duecento anni e, al suo interno, le guardie carcerarie vivono la stessa condizione di malessere dei detenuti. Nei giorni scorsi, Guido Melis, ha denunciato il taglio dei fondi per l’edilizia carceraria.
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