
7° Convegno Regionale Volontariato Carcere e Giustizia - Sabato 22 Maggio 2010
Relazione di Roberto Loddo
Associazione 5 Novembre “Per i Diritti Civili”
L'Associazione 5 Novembre "Per i Diritti Civili" opera a Cagliari come organizzazione di “volontariato giuridico”. Le linee guida della piattaforma dell’associazione sono determinate dalla difesa e il riconoscimento dei diritti umani e civili delle persone private della libertà personale. I nostri obbiettivi sono quelli di favorire la costruzione e la formazione di una coscienza critica in grado di descrivere e spiegare al mondo esterno e alla società il dramma e il fallimento dell'Istituzione Carcere. Condividiamo e sottoscriviamo l’appello nazionale lanciato dalle associazioni “A Buon Diritto”, “Antigone”, dal settimanale “Carta” e dalla Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia per l’utilizzo di ogni strumento di mobilitazione “per far sì che lo Stato paghi il prezzo della propria illegalità”.
A dieci anni dall'entrata in vigore del Regolamento penitenziario, che avrebbe dovuto aprire la strada a condizioni più dignitose di detenzione, le carceri sarde sono rimaste luoghi di sofferenza incivili e anticostituzionali. Lo stralcio nel ddl “svuota carceri” dell'articolo che prevedeva la sospensione automatica della detenzione con la messa alla prova presso i servizi sociali, deve rappresentare per il mondo del volontariato la goccia che fa traboccare il vaso. Per questi motivi pensiamo che anche la Conferenza Regionale Volontariato Giustizia, insieme a tutto il mondo dell’associazionismo in Sardegna, debba aprire una vertenza regionale che sfoci in uno “sciopero del volontariato” che evidenzi il degrado delle carceri sarde e rivendichi il rispetto dell’articolo 27 della Costituzione. Propongo alla Crvg e a tutte le associazioni presenti una piattaforma di rivendicazioni che tenga conto delle seguenti proposte:
Applicazione del principio di territorialità della pena. Sono numerosi i detenuti sardi, in esecuzione di pena o in attesa di giudizio, rinchiusi nelle carceri della penisola. La detenzione lontano dalla Sardegna crea pesanti disagi ai reclusi ed ai loro familiari, che per le visite e i colloqui impiegano diversi giorni di viaggio, con spese gravanti su situazioni economiche sempre molto difficili, e ripercussioni psicologiche per i limiti ai rapporti affettivi nei riguardi soprattutto di bambini e anziani. Chiediamo il rispetto della legge sull'ordinamento penitenziario e la concreta attuazione del protocollo d'intesa tra il Ministro della Giustizia e
Applicazione della Riforma Sanitaria in tutte le carceri sarde. Chiediamo l’immediata applicazione della riforma della sanità penitenziaria nella nostra Regione. Vogliamo il definitivo trasferimento delle funzioni di assistenza sanitaria in carcere dall’amministrazione penitenziaria al SSN. Pensiamo che il carcere debba rispettare il principio costituzionale della tutela alla salute, perché il cittadino detenuto non può avere una disparità di trattamento rispetto al cittadino libero.
Istituzione del garante dei detenuti in Sardegna. Chiediamo l’approvazione di una legge regionale che istituisca il garante regionale per i cittadini privati della libertà personale. Sentiamo la necessità di una figura terza, di garanzia e mediazione tra il carcere e il cittadino detenuto. Vogliamo un Garante che vigili e promuova i diritti delle persone private della libertà, anche di quelle sottoposte a misure alternative alla detenzione.
Basta con bambini in carcere, case-famiglia per le madri. Chiediamo di sostituire la detenzione con case-famiglia al di fuori delle mura del penitenziario per le detenute madri che non possono rinviare la pena. Chiediamo che le detenute madri, anche extracomunitarie, possano accedere alle misure alternative al carcere, anche in assenza di un domicilio. Pensiamo sia necessario affermare il diritto delle madri a rimanere accanto ai loro figli.
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