sabato 13 giugno 2009

Lontano dagli affetti

Ho appena finito di leggere questo interessante articolo a firma di Fiorentina Barbieri, il Difensore civico dei detenuti per conto dell'Associazione Antigone. La questione del diritto all'affettività dei cittadini e delle cittadine private della libertà personale è più che mai attuale, soprautto in Sardegna dove non vengono riepettate le normative di attuazione del principio di territorializzazione della pena. Per questi motivi, per chi non l'avesse ancora fatto, vi invito nuovamente a firmare la petizione online in cui come Associazione 5 Novembre "Per i Diritti Civili" chiediamo l'approvazione di una legge regionale che istituisca anche in Sardegna il Garante Regionale delle persone private della libertà personale. Roberto Loddo.
PER FIRMARE LA PETIZIONE ONLINE:
di Fiorentina Barbieri *

Lui ha quasi 61 anni, è attualmente detenuto in un grande carcere del Centro Italia a causa di un arresto europeo per truffe risalenti a diversi anni fa. Appare una persona mite e comprensiva, a detta di tutti un detenuto modello. Lei ne ha 32 di anni, vive in un’importante città dell’estremo Nord Est d’Italia, ha dovuto lasciare il lavoro che aveva all’estero e ora non ha un lavoro fisso, né soldi per pagarsi il lungo viaggio per venire a visitarlo: finora ha potuto una sola volta, dopo tanti mesi, e ogni volta lo trova cambiato, più stanco e sofferente e ogni volta separarsi è odioso ...
Sono sposati da 11 anni, ma stanno insieme da 16 e sono molto legati uno all’altra, hanno vissuto sempre uniti, 24 ore su 24, 365 giorni l'anno, anche quando, hanno lavorato, insieme e per vari anni, in uno stato dell’Est europeo.

Con un grosso sacrificio economico lei ha dovuto attivare la linea telefonica domestica perchè da un cellulare in carcere non si può essere chiamati, ma per molti mesi, fino a quando il contratto non è stato attivo, il carcere non autorizzava le telefonate. Così, spesso, sono separati del tutto, non possono parlarsi. Lei gli scrive quasi tutti i giorni, ma poi si attiva per lui in ogni modo. Non chiede clemenza, ma solo di potergli stare vicino, nelle condizioni economiche di chi non ha (quasi) nulla: va bene la pena, va bene il carcere, anche per storie lontane e ormai passate, ma perché laggiù? Perché non vicino a casa? Alla fine, però, ogni volta lei si sente impotente e ansiosa, anche perché è in cura farmacologica per attacchi di panico e depressione, e specie di notte ha incubi che le levano le forze. La lontananza è durissima.

Lui è molto cambiato negli ultimi anni: ha spesso momenti di disperazione, teme per lei e soprattutto soffre di disturbi asmatici che si aggravano con il caldo e con l’inquinamento della grande città. In gennaio ha fatto domanda di trasferimento lassù, al Nord, fornendo la documentazione richiesta. A maggio ha saputo che c’era un’udienza in Tribunale, per una (auspicata) diminuzione della pena. Sperava di poterla raggiungere, almeno per qualche giorno. Ha fatto istanza, ma no: era solo una camera di consiglio, la sua presenza non era richiesta.
Come sarebbe semplice, se solo fosse applicato il regolamento penitenziario: i detenuti sono assegnati in istituti situati “nell’ambito della regione di residenza”, e se proprio non è possibile (come capita in questi tempi di sovraffollamento) “in località prossima”.

* Difensore civico dei detenuti
difensorecivico@associazioneantigone.it
(pubblicato su Terra del 11 giugno2009)

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Don Ettore Cannavera, riflessioni da "La Collina"

L'Associazione 5 Novembre, ha intervistato Don Ettore Cannavera, fondatore della comunità di accoglienza "La Collina", rivolta a giovani-adulti, di età compresa tra i 18 ed i 25 anni, che vengono affidati dalla Magistratura di Sorveglianza come misura alternativa alla detenzione. Un interessante intervista sui temi della Giustizia, del Carcere, del precariato giovanile e della cultura della Solidarietà e dell'accoglienza.