dalla Redazione del Centro Studi
di Ristretti Orizzonti www.ristretti.it
Ne da notizia la consigliera regionale socialista Maria Grazia Caligaris, che ha ricevuto il disperato appello di Giandonato Sciacovelli che sta scontando una pena definitiva a 30 anni di carcere. "È un caso palese - sottolinea la consigliera socialista - di violazione della normativa che prevede la territorializzazione della pena per consentire al detenuto di poter espiare la condanna in istituto il più vicino possibile al luogo di residenza della famiglia in modo che gli possano essere garantiti i colloqui con la moglie e i due figli, in particolare con quello ammalato. Giandonato Sciacovelli peraltro non ha alcun motivo per subire una pena aggiuntiva - la lontananza dalla famiglia e dai figli. È insomma una situazione che si configura come un assurdo accanimento".
"Nei dieci anni di reclusione - afferma l’esponente socialista - il detenuto ha mantenuto un comportamento irreprensibile senza alcun richiamo o provvedimento disciplinare. Correttezza riconosciutagli dal magistrato di sorveglianza di Taranto che, quest’anno, in occasione di un processo, gli ha concesso due giorni di permesso da trascorrere in famiglia. Nonostante ciò, e il rinvio del dibattimento di poco più di due mesi, per disposizione del Dap, è stato nuovamente trasferito a Nuoro".
"Il detenuto, che ha corredato le istanze e gli appelli per il trasferimento con una dettagliata documentazione sanitaria sulla sindrome di Marfan e sulle altre patologie di cui è affetto il figlio, non riesce a rendersi conto - prosegue Caligaris - del perché debba continuare la detenzione a Nuoro, località pressoché irraggiungibile, anche per i disagi ed il costo del viaggio, dalla moglie e dai due figli ritenendo peraltro che avendo scontato un terzo della pena, siano venuti meno i motivi legati alla pericolosità che l’avevano motivata".
"I funzionari responsabili del Dap devono esaminare la posizione di ciascun detenuto con riferimento alle diverse condizioni familiari in modo da attuare quanto previsto dalla Legge e dall’Ordinamento penitenziari. Soltanto così - ha concluso la consigliere socialista - la dislocazione nei diversi istituti risponderebbe alla volontà del legislatore che ha riconosciuto, a chi sconta il proprio debito con la giustizia, il diritto all’affettività nel rispetto del principio della rieducazione della pena riconosciuto dalla Costituzione. Si otterrebbero, inoltre, consistenti risparmi per le casse dello Stato riducendo, almeno le distanze delle continue traduzioni da una città all’altra. Senza questa umanizzazione dei rapporti, la detenzione risulta improntata a una visione punitiva e burocratica controproducente".
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