mercoledì 3 novembre 2010

Presentazione del libro su Michele Schirru, l'anarchico sardo fucilato per l'intenzione di uccidere Mussolini



di Roberto Loddo

“Fusilatu t'ana 10 sardos isseperatos dae su regime. A su boia tuo un'istrada l'han donatu” (Ti hanno fucilato dieci sardi esasperati dal regime. Al tuo boia gli hanno dedicato una strada). Inizia così la canzone dedicata a Michele Schirru dalla band sarda Kenze Neke. Ma l’anarchico sardo sarà ricordato anche giovedì 11 novembre (alle 17) a Cagliari, nella sala consiliare dell'ex Capella della Provincia di Cagliari  (via Giudice Guglielmo) dove le associazioni “5Novembre” e “Asarp”, con il patrocinio della Provincia di Cagliari, presenteranno il libro vincitore del premio letterario nazionale "Grazia Deledda": “Michele Schirru Vita, viaggi, arresto, carcere, processo e morte dell'anarchico italo-americano fucilato per l'"intenzione" di uccidere Mussolini. (Giuseppe Galzerano, Galzerano editore - Atti e memorie del popolo, 1.136 pagine con 81 foto e documenti).
Durante la presentazione, l'attrice Gisella Vacca leggerà alcuni frammenti del libro e le associazioni raccoglieranno le firme a sostegno della presentazione di una legge per la garanzia dell'affettività ai detenuti. Giuseppe Galzerano è anche il responsabile della casa editrice “Galzerano Editore” che pubblica la collana dei “libri dell'altra Italia". Una raccolta di opere dedicate alla storia sociale e politica, dall'anarchismo, all'antifascismo, passando per le cronache dell'emigrazione e delle rivolte contadine. Temi affrontati e proposti dalla casa editrice per “dare voce ai ribelli e ai rivoluzionari, ai vinti e ai sofferenti”.
Come il libro sulla vita di Michele Schirru. L’opera ricostruisce, attraverso un’accurata ricerca documentaristica e una lucida analisi storica, la vita dell’anarchico sardo. Schirru, trentadue anni, emigrato divenuto cittadino americano, nel 1931 viene in Italia dagli USA per attentare alla vita di Benito Mussolini. La sera del 3 febbraio 1931, sorpreso a letto con una ballerina ungherese, viene arrestato a Roma e confessa le sue intenzioni tirannicide. Alla notizia dell’arresto, in Sardegna, la sorella, segretaria del fascio femminile, e il fratello sacerdote, lo rinnegano. Altrettanto fa il padre in Francia. Deferito al Tribunale Speciale, Michele Schirru che non è colpevole né di aver commesso né di aver tentato alcun atto per realizzare il suo proposito, è condannato a morte, tra gli applausi dei fascisti e della stampa asservita al regime. La condanna è un’aberrante mostruosità giudiziaria. La fucilazione alla schiena viene eseguita all’alba del giorno dopo. Il plotone d’esecuzione, per ordine di Mussolini, è formato da ventiquattro volontari sardi.

1 commento:

luc nemeth ha detto...

(dall'estero) quanto tempo ancora durerà l'impunità del mistificatore Galzerano, qui abusivamente presentato -ed attraverso un "articolo" di ogni evidenza generosamente da lui fornito- quanto autore-sic di una "accurata ricerca documentaristica e una lucida analisi storica" ? E' qui il... contrario, il vero : 1) il titolo interminabile non è qui che a nascondere l'assenza di qualsiasi ricerca -da chi è comunque noto quanto compilatore 2) il Galzerano è incapace, della minima riflessione storica.
Rimane che ci sone delle porcherie sentimentalistiche-pubblicitarie che in altri tempi avrebbero valuto dei guai al vil mercante di carta, comme per esempio il avere ed in piena rapacità presentato la fotografia di Schirru sfigurato (in realtà in seguito al suicidio mancato), provando di far credere che lo era in seguito a torture... E poi : cosi, il padre di Michele avrebbe rinnegato suo figlio ? Allora in questo caso io sono il Papa.
Pero il problema è meno quello del Galzerano, di quello delle compiacenze che le circondano : l'attribuzione di un qualsiasi... premio a questa cagateria (ed ho fatto sapere a Manlio Brigaglia cio che pensavo delle sua presenza nella giuria), e di più, di un premio... letterario, a chi scrive coi suoi piedi (il senatore Fiori almeno, anche se c'è da criticare nel suo libro del '83, scriveva da ottima penna), non è qui che ad evidenziare il grado di corruzione dell'ambiente cosiddetto letterario.

Don Ettore Cannavera, riflessioni da "La Collina"

L'Associazione 5 Novembre, ha intervistato Don Ettore Cannavera, fondatore della comunità di accoglienza "La Collina", rivolta a giovani-adulti, di età compresa tra i 18 ed i 25 anni, che vengono affidati dalla Magistratura di Sorveglianza come misura alternativa alla detenzione. Un interessante intervista sui temi della Giustizia, del Carcere, del precariato giovanile e della cultura della Solidarietà e dell'accoglienza.